“In questa guerra crudele, la Santa Sede sta con Kyiv”, dice mons. Gallagher all'Onu
La Segreteria di stato cerca di riannodare i fili con l'Ucraina dopo le “esuberanze” papali
Se Lavrov pensava d’aver trovato una sponda vaticana nell’opera di destabilizzazione del fronte a sostegno di Kyiv, dopo l’intervento di mons. Gallagher tale opzione pare più remota
“La Santa Sede è vicina all’Ucraina e ne sostiene pienamente l’integrità territoriale”, ha detto il segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Paul Richard Gallagher, intervenendo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Un discorso che si allinea integralmente alle tesi di Kyiv. “Questo dibattito si svolge nel contesto della guerra crudele e insensata contro l’Ucraina che, con grande sacrificio, difende la sua sovranità e l’inviolabilità dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale”. Dopotutto, rileva Gallagher, “sono gli stessi valori promossi e condivisi fin dalla fondazione di questa nobile organizzazione”.
“È innegabile – ha detto ancora – che l’attacco russo all’Ucraina abbia messo a repentaglio l’intero ordine globale sorto dopo la Seconda guerra mondiale” e “le sue conseguenze negative possono già essere intraviste nella sfera umanitaria, demografica, alimentare, socio-politica, legale, economica, ecologica, militare, nucleare, energetica, sanitaria, educativa, religiosa, migratoria”. Quindi il monito: “Se questa guerra non viene fermata e la pace non viene cercata con ogni mezzo, il mondo intero rischia di sprofondare in crisi ancora più profonde”. La linea della Santa Sede è per il coinvolgimento della comunità internazionale, perché “la soluzione alla guerra in Ucraina non è una questione che riguarda solo l’Ucraina stessa”. Tutti gli stati membri dell’Onu “sono chiamati a unire gli sforzi nella ricerca di una pace giusta e duratura per l’Ucraina, quale elemento importante della pace globale di cui il mondo ha sete”.
Mons. Gallagher ha sottolineato che stiamo assistendo a una guerra che “si espande sempre più, oltre i confini ucraini, coprendo con la sua ombra fitta non solo l’Europa, ma anche altri continenti e, soprattutto, infiltrandosi nei cuori umani, rendendoli contenitori di una ‘logica di guerra’. Davvero, come ricorda Papa Francesco, stiamo assistendo alla Terza guerra mondiale, che viene combattuta a pezzi”. Quella del segretario per i Rapporti con gli stati è da sempre la posizione della Segreteria di stato, che ancora una volta usa toni chiari rispetto alle mosse del Pontefice, che tra un’intervista e un intervento ai giovani cattolici russi riuniti a San Pietroburgo ha – nei fatti – mostrato un’involontaria ambiguità di fondo sul conflitto in corso, come del resto gli è stato fatto notare dieci giorni fa dai vescovi greco-cattolici ucraini riuniti a Roma in occasione del loro Sinodo. Francesco ha ammesso di aver usato parole sbagliate e forse inopportune, chiarendo di non aver mai voluto esaltare alcuna forma d’imperialismo. Il problema è che, come sottolineato anche dal vescovo latino di Kyiv, tali errori hanno complicato non poco il rapporto del Papa con il popolo ucraino. Non ha giovato poi gli unici apprezzamenti al discorso sull’identità russa giungessero dal Cremlino. Ora Gallagher, e nella sede più opportuna, chiarisce che Roma non considera altre vie alla salvaguardia dell’integrità territoriale dell’Ucraina, il che mette in disparte presunti piani e mediazioni su scambi di intere regioni e tregue da concordare.
Anche perché appare arduo ritenere che Mosca sia un interlocutore valido: il Papa – ricevendo il nuovo ambasciatore russo – ha sì espresso l’auspicio di potersi incontrare di nuovo con il Patriarca Kirill, legato però a doppio filo con Vladimir Putin, ma dal ministero degli Esteri di Mosca è stato subito azionato il freno sull’ipotesi di ricevere nuovamente il cardinale Zuppi. Se Lavrov pensava d’aver trovato una sponda vaticana nell’opera di destabilizzazione del fronte a sostegno di Kyiv, dopo l’intervento di mons. Gallagher tale opzione pare più remota.
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