Niente assist del Papa ai sovranisti sui migranti: "Accoglierli è un dovere di civiltà"
Francesco parla a Marsiglia e usa toni durissimi contro "l'indifferenza che insanguina il Mediterraneo". Citazione finale per Sassoli
A Lund, nel 2015, il Pontefice usò toni diversi: "In teoria non si può chiudere il cuore a un rifugiato, ma ci vuole anche la prudenza dei governanti: devono essere molto aperti a riceverli, ma anche fare il calcolo di come poterli sistemare, perché un rifugiato non lo si deve solo ricevere, ma lo si deve integrare"
Roma. Nessun assist, neppure appena accennato, all’eco nazional-sovranista. Chi si attendeva dal Papa un richiamo all’Europa affinché facesse di più e meglio sul tema epocale delle migrazioni, è rimasto deluso. Francesco è intervenuto questo pomeriggio agli “Incontri mediterranei” in corso a Marsiglia e ha chiarito fin da subito che “noi credenti dobbiamo essere esemplari nell’accoglienza reciproca e fraterna”. Il Pontefice parlava nei pressi del Memoriale dedicato ai marinai e ai migranti dispersi in mare, nell’ambito di un momento di raccoglimento con i leader di altre confessioni religiose. “Troppe persone, in fuga da conflitti, povertà e calamità ambientali, trovano tra le onde del Mediterraneo il rifiuto definitivo alla loro ricerca di un futuro migliore”. Mediterraneo che “è diventato un enorme cimitero” dove “a venire seppellita è solo la dignità umana”. Francesco parla di un bivio, “da una parte la fraternità, che feconda di bene la comunità umana; dall’altra l’indifferenza, che insanguina il Mediterraneo”. Questo è, ha detto, “un bivio di civiltà”. Noi “non possiamo rassegnarci a vedere essere umani trattati come merce di scambio, imprigionati e torturati in modo atroce; non possiamo più assistere ai drammi dei naufragi, dovuti a traffici odiosi e al fanatismo dell’indifferenza. Le persone che rischiano di annegare quando vengono abbandonate sulle onde devono essere soccorse. E’ un dovere di umanità, è un dovere di civiltà”.
Francesco usa parole dure, esorta a “superare la paralisi della paura e il disinteresse che condanna a morte con guanti di velluto” e ricorda che “alle radici dei tre monoteismi mediterranei c’è l’accoglienza, l’amore per lo straniero in nome di Dio”. L’esempio che funziona, secondo il Papa, è proprio Marsiglia, “caratterizzata da un pluralismo religioso” che comunque si trova anch’essa davanti a un bivio, “incontro o scontro”. La chiosa finale è una citazione dell’ex presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, quando intervenne a Bari a un precedente incontro sul Mediterraneo: “A Baghdad, nella Casa della Saggezza del Califfo al Ma’mun, si incontravano ebrei, cristiani e musulmani a leggere i libri sacri e i filosofi greci. Oggi sentiamo tutti, credenti e laici, la necessità di riedificare quella casa per continuare insieme a combattere gli idoli, abbattere muri, costruire ponti, dare corpo a un nuovo umanesimo. Guardare in profondità il nostro tempo e amarlo anche di più quando è difficile da amare, credo che sia il seme gettato in queste giornate così attente al nostro destino. Basta avere paura dei problemi che ci sottopone il Mediterraneo. Per l’Unione europea e per tutti noi ne va della nostra sopravvivenza”.
Forse, in qualche cancelleria europea (e magari anche a Palazzo Chigi) ci si attendeva anche un richiamo a quella “prudenza” che lo stesso Francesco fece tornando da Lund, in Svezia, nel 2015. In tale occasione disse infatti “che in teoria non si può chiudere il cuore a un rifugiato, ma ci vuole anche la prudenza dei governanti: devono essere molto aperti a riceverli, ma anche fare il calcolo di come poterli sistemare, perché un rifugiato non lo si deve solo ricevere, ma lo si deve integrare. E se un paese ha una capacità di venti, diciamo così, di integrazione, faccia fino a questo. Un altro di più, faccia di più rapporto con l’altra cultura, questo è pericoloso”. “Io credo – aggiunse – che il più cattivo consigliere per i paesi che tendono a chiudere le frontiere sia la paura, e il miglior consigliere sia la prudenza”. Ieri, no: a Marsiglia non c’è stato spazio per i tecnicismi, ma solo per il richiamo al “dovere di civiltà”. Questo pomeriggio il rientro a Roma. Prima, la partecipazione alla sessione conclusiva degli Incontri mediterranei, il colloquio con Emmanuel Macron e la messa.