Il gran ballo del Sinodo
Sinodo e documento sulla crisi climatica. Parte il laboratorio per la Chiesa di domani
Messa e poi al lavoro, previste anche “conversazioni nello Spirito”. Ma sui temi clou il Papa ha fatto già capire la sua idea. Oggi sarà svelata l’esortazione sul clima: in Vaticano sfilerà pure Vandana Shiva
Con la messa di questa mattina sul sagrato di San Pietro (ministranti, madri e padri sinodali, vescovi, cardinali e laici entreranno dal Braccio di Costantino in processione, ché le scenografie fanno parte eccome dei grandi eventi) si apre ufficialmente la sessione sinodale che accompagnerà la Chiesa fino al prossimo anno, quando terminato il secondo round di incontri, preghiere e confronti, il Papa tirerà le somme e deciderà che volto avrà la Chiesa del futuro. Qualcosa, però, lo si intuisce già ed è lo stesso Francesco a far capire che dal Sinodo arriveranno decisioni importanti, non semplici maquillage o aggiornamenti minimi alla prassi. Cinque cardinali (gli elettori Burke e Sarah e tre ultraottantenni, Sandoval Íñiguez, Brandmüller e Zen) hanno spedito la scorsa estate al Pontefice cinque domande (dubia) chiedendogli una risposta. Si può reinterpretare la Divina rivelazione in base ai cambiamenti culturali e antropologici del momento? Si possono o no benedire le coppie omosessuali? La sinodalità è davvero la dimensione costitutiva della Chiesa? Le donne possono essere ordinate prete? Il pentimento è o non è la condizione necessaria per l’assoluzione sacramentale?
Stavolta, a differenza del silenzio tombale del 2016 – il Papa si rifiutò allora anche di ricevere i quattro proponenti, Burke, Brandmüller, Caffarra e Meisner – Francesco ha preso carta e penna e ha risposto in spagnolo già il giorno successivo. Sette pagine fitte che però non hanno soddisfatto i cardinali, tant’è che pur ringraziandolo, hanno semplificato i quesiti affinché la risposta potesse essere solo Sì o No. A queste domande, il Papa non ha risposto. Il dicastero per la Dottrina della fede, però, ha pubblicato la documentazione, omettendo la prima parte – comunque non significativa rispetto a quanto spiegato da Francesco – e aggiungendo anche la richiesta del prefetto cardinale Fernández di diffondere il contenuto affinché tutto potesse essere chiaro. Le lunghe risposte date dal Papa sono interpretabili a seconda di chi e come le legge.
Si prenda la questione della benedizione delle coppie omosessuali, negata con un responsum ad dubium del 2021 previo assenso del Papa (che però poi non ha celato il suo dispiacere per il No da lui stesso autorizzato): Francesco ribadisce che il matrimonio è solo tra uomo e donna, “tuttavia non si deve perdere la carità pastorale” e “pertanto la prudenza deve discernere adeguatamente se ci sono forme di benedizione, richieste da una o più persone, che non trasmettano un concetto errato del matrimonio. Perché quando si chiede una benedizione, si sta esprimendo una richiesta di aiuto a Dio, una supplica per poter vivere meglio, una fiducia in un Padre che può aiutarci a vivere meglio”. Basta solo tenere presente che “le decisioni che, in determinate circostanze, possono far parte della prudenza pastorale, non devono necessariamente diventare una norma. Cioè, non è opportuno che una diocesi, una conferenza episcopale o qualsiasi altra struttura ecclesiale abiliti costantemente e ufficialmente procedure o riti per ogni tipo di questione”.
Altro esempio, l’ordinazione delle donne: è vero che “san Giovanni Paolo II insegnò che bisogna affermare in modo ‘definitivo’ l’impossibilità di conferire l’ordinazione sacerdotale alle donne”, ma “riconosciamo che non è stata ancora sviluppata esaustivamente una dottrina chiara e autorevole sulla natura esatta di una ‘dichiarazione definitiva’. Non è una definizione dogmatica, eppure deve essere accettata da tutti. Nessuno può contraddirla pubblicamente e tuttavia può essere oggetto di studio”. E’ evidente che tali risposte si prestano a opposte interpretazioni: il Papa dice che Wojtyla ha chiuso in maniera definitiva all’ordinazione delle donne, però bisogna capire cosa significhi il termine “definitivo”.
La benedizione delle coppie gay non va normata, però a seconda dei casi è utile prenderla in considerazione. Con un Sinodo in cui voteranno mezzo migliaio di persone, testa più testa meno, le mezze aperture del Pontefice avranno un peso, soprattutto perché indicano – implicitamente – quale sia l’orientamento di Francesco su alcuni dei temi più delicati all’ordine del giorno. Che poi sono quelli che si trascinano da anni e che ebbero nel doppio Sinodo sulla famiglia del 2014 e 2015 il loro momento culminante. Questioni irrisolte e che ora, in tanti, vorrebbero vedere chiarite, primo fra tutti probabilmente lo stesso Pontefice. Domande lecite, risposte legittime nel segno di quella parresia salutare che lo stesso Francesco, nella risposta data ai cinque cardinali, apprezza. A differenza di quanti, invece, contestano le rigidità dei tempi andati e benedicono la libertà di parola portata dalla “sinodalità”, salvo poi tuonare su gazzette e social assortiti contro i cardinali che hanno osato “contestare il Papa”.
Alle 16.15 si apriranno i lavori, con la prima congregazione generale cui interverrà il Papa. Toccherà poi al segretario generale, il cardinale Mario Grech, tenere la sua relazione. Alle 18.15 si entrerà nel vivo con la presentazione del primo modulo di lavoro “Per una Chiesa sinodale. Un’esperienza integrale”, a cura del relatore generale, il cardinale gesuita Jean-Claude Hollerich. Il giorno dopo sarà già tempo dei circoli minori, con una “conversazione nello Spirito” sulla sezione A dell’Instrumentum laboris. Per gli “interventi liberi” bisognerà attendere venerdì, anche se il mondo esterno non ne conoscerà i contenuti se non previa sintesi vaticana: dieci anni fa, stando ai briefing ufficiali della Sala stampa, il Sinodo da cui sarebbe nata Amoris laetitia era un esempio di bucolica concordia tra fratelli. Salvo poi scoprire da confidenze riservate che quell’insigne cardinale sbottava contro “i vescovi africani che parlano di argomenti che a casa loro sono tabù”, che sulla comunione ai divorziati risposati per poco venivano rovesciati i tavoli e apprendere in diretta dal cardinale Napier che la celeberrima Relatio post disceptationem aperturista conteneva temi mai discussi in Aula: fu interpellato il Relatore generale che aveva letto il testo, il cardinale Péter Erdőö, che guardando mons. Bruno Forte, segretario speciale, disse: “L’hai scritta tu, rispondi tu”.
Stavolta, per evitare fratture si ribadisce che è solo una tappa intermedia e che i conti si faranno alla fine, nel 2024. Intanto si discute, si prega, ci si confronta e si vota. Tanto poi deciderà il Papa. Ma oggi è anche il giorno dell’esortazione Laudate Deum, l’aggiornamento della Laudato Si’. Francesco ha detto che farà il punto sullo stato dell’arte in materia di crisi ecologica e climatica, chiarendo cosa bisogna fare. Il testo sarà discusso domani in Vaticano da Giorgio Parisi, Vandana Shiva, Carlin Petrini, Jonathan Safran Foer, la leader di “Fridays for future” in Germania, il co-fondatore delle organizzazioni giovanili francesi “per un Risveglio ecologico” e “Lutte et contemplation”, un giovane libico, la protagonista del film “La Lettera: un messaggio per la nostra Terra” e Alessandra Sarmentino, animatrice del Movimento Laudato si’. Date le premesse e il parterre convocato, il contenuto è immaginabile.