Cronache dal Sinodo
Fra i timori di un testo preconfezionato, si guarda già al Sinodo vero del 2024
Il Pontefice dà il tono dell'assemblea, ma dalle tavole rotonde in cui sono divisi i partecipanti sembra che l’agenda a contare sarà piuttosto quella che viene da dentro
Città del Vaticano. Silenzio. Ascolto. Riservatezza. Papa Francesco prima - e poi il regolamento dell’assemblea - hanno dato il tono del Sinodo sulla sinodalità che si sta celebrando oggi in Vaticano. Non si può parlare delle discussioni, per favorire un dibattito aperto e per evitare le influenze dei media. Tuttavia, dalle tavole rotonde in cui sono divisi i partecipanti al Sinodo - ognuna impegnata in un sottotema specifico di un tema particolare - si percepisce il timore che poi l’agenda a contare sarà piuttosto quella che viene da dentro. Alla fine, tutto dipenderà dalla sintesi finale. Ma, in un posto dove l’ascolto è contemplato come obiettivo primario, chi si prenderà la responsabilità di tagliare parti del documento perché senza "consenso sinodale"?
Le scelte dei membri delle commissioni, votati ieri, rispondono al dibattito con lo sguardo a chi si pensa sia il migliore interprete del pontificato. Una commissione è per il rapporto di sintesi, che chiuderà il sinodo. Tra i membri votati, si trova il cardinale Fridolin Ambongo, che lo scorso sabato ha dovuto spiegare che non c’è alcuna agenda al Sinodo; il cardinale Jean-Marc Aveline, astro nascente del Collegio cardinalizio con il suo lavoro su migranti e Mediterraneo; il cardinale Gerald Lacroix, anche lui considerato nella schiera dei cardinali preferiti da Bergoglio. Ma vi rientra anche il cardinale Giorgio Marengo, che ha accolto il Papa in Mongolia lo scorso settembre. In pratica, ci sono tutti i cardinali che hanno recentemente ospitato il Papa.
Più interessante la commissione per l’informazione. In quota Nordamerica ci finisce il cardinale Joseph Tobin, membro del Consiglio del Sinodo, e non il vescovo Barron, guru dei media con il suo Word On Fire, molto conosciuto, uomo di mondo ma conservatore, che pure era stato proposto. E poi, troviamo il neo-cardinale Víctor Manuel Fernández, prefetto del dicastero per la Dottrina della fede, che con le sue risposte ai dubia sulla dottrina ha già lanciato un nuovo corso del pontificato, non più reticente di fronte a domande dottrinali. Da segnalare anche la presenza di padre Antonio Spadaro, nuovo sottosegretario del dicastero per la Cultura e l’Educazione. Sono tra quelli che gestiranno il flusso di informazioni ora, mentre si sta già guardando al futuro, al Sinodo 2024, quello che porterà il documento vero, finale, definitivo. Non a caso, il cardinale Hollerich, relatore generale, ha subito messo le mani avanti, auspicando una road map che porti al prossimo anno. Con la speranza che non sia come una delle tante road map di pace che portano inevitabilmente alla guerra.