Cronache dal sinodo
Breve, transitorio e indolore. Ecco come sarà il documento del Sinodo
Nessuno, durante questo sinodo, ha avuto una visione generale, ma tutti hanno discusso di qualcosa in particolare. Tanti assenti, molte emozioni e un dibattito non sempre "alto"
“Come un paio di pantaloni nuovi”. Un padre sinodale — rigorosamente anonimo, perché la regola della riservatezza sembra essere più stretta del segreto pontificio che fu — definisce così il nuovo metodo del Sinodo. Che è poi un modo interlocutorio per non lamentarsi, ma non parlarne troppo bene. Perché, aggiunge, “dopo tanti anni che si indossano dei pantaloni, quelli nuovi sembrano immediatamente più scomodi. Ma poi potrebbero essere più comodi di quelli di prima”.
La metafora afferra il sentire comune che si respira in questa terza settimana di assemblea sinodale. Si sta discutendo ora dell’ultimo modulo previsto dai lavori, il B3 dedicato alla partecipazione, con cinque sottotemi: il rinnovamento dell’autorità, il discernimento in comune, le strutture e le istituzioni della Chiesa, le Chiese locali e la potenzialità del Sinodo. Il cardinale Jean-Claude Hollerich, relatore generale del Sinodo, ha descritto la necessità di superare il clericalismo. Sì, ma in che modo?
Come succede all’inizio di ogni nuovo modulo, i partecipanti cambiano tavolo, compagni di viaggio e persino temi. Nessuno, durante questo sinodo, ha avuto una visione generale, ma tutti hanno discusso di qualcosa in particolare. Così nelle discussioni rientra un po’ di tutto. Ad alcuni vescovi è richiesto di tenere brevi relazioni, e ovviamente il tono varia a seconda delle sensibilità di chi racconta. Un intervento del cardinale Parolin, segretario di stato, per esempio è stato definito “molto forte” in difesa della dottrina, ma è difficile che Parolin abbia parlato come un guerriero culturale.
Alla fine, l’impressione è che ogni discussione non sarà cruciale. Paolo Ruffini, presidente della Commissione per l’informazione del Sinodo, ha già detto che il testo di sintesi sarà “breve e transitorio”, mentre ci sarà anche il solito “messaggio al popolo di Dio”. Alcuni padri sinodali hanno fatto trapelare sui giornali che l’impostazione appare troppo “occidentale-centrica”, perlomeno su temi come la sessualità e il gender.
La riservatezza chiesta a tutti, e che tutti hanno paura di rompere, lascia i dibattiti all’interno del Sinodo. Sarà dunque difficile sapere se il testo di sintesi sarà davvero rappresentativo di tutti i punti di vista. Vero, ogni relazione di circolo minore sarà votata a maggioranza di due terzi, e anche la sintesi verrà approvata (o acclamata), cosa che dovrebbe garantire una generale accettazione del testo. Ma quante sfumature andranno perdute? Non deve sorprendere, allora, che i padri sinodali si sfoghino in maniera riservata, lasciando intendere alcune problematiche, come quella di un dibattito considerato di livello basso, e a volte troppo “drogato” dalle testimonianze personali e dalle emozioni. Va notato che gli assenti sono stati a volte anche un terzo dei partecipanti, nonostante un regolamento molto restrittivo. Alcuni sono stati malati, altri hanno avuto le visite ad limina, e c’era chi semplicemente preferiva altro. Episodi certamente isolati, ma che testimoniano come qualche frattura ci sia. È normale.
“Ci sono divergenze, ma mai scontri”, ha detto il cardinale Cristobal Lopez, arcivescovo di Rabat. È l’arcivescovo Gintaras Grušas di Vilnius e presidente dei vescovi europei, ha ammonito nell’omelia del 18 ottobre: “La sinodalità (comprese le sue strutture e le sue riunioni) deve essere al servizio della missione di evangelizzazione della Chiesa e non diventare fine a sé stessa”. Alla fine, è questo il tema reale.