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Benedire le coppie irregolari, ma "in dieci o quindici secondi". Le precisazioni del cardinale Fernández
Indietro non si torna e per sottolinearlo si ricorda che “più che a riguardo della benedizione di coppie irregolari, il testo del Dicastero ha adottato l'alto profilo di una Dichiarazione, che rappresenta molto di più di un responsum o di una lettera”. Di conseguenza, “al di là della polemica, il testo richiede uno sforzo di riflessione serena, con cuore di pastori, scevro da ogni ideologia”
L'inusuale comunicato stampa del dicastero per la Dottrina della fede. Obiettivo: "Aiutare a chiarire la ricezione di 'Fiducia supplicans'". Ma il risultato sarà alimentare ulteriore caos
Dopo le critiche piovute su Fiducia supplicans, la Dichiarazione che autorizza la benedizione anche per le coppie omosessuali resa nota lo scorso dicembre, il dicastero per la Dottrina della fede corre ai ripari con un inusuale comunicato stampa di cinque pagine “per aiutare a chiarire la ricezione” del documento. La premessa è la solita, e cioè che la dottrina non cambia e “ci sono diverse frasi forti nella Dichiarazione che non lasciano dubbi” in proposito. Quindi, si risponde a quei vescovi che hanno fatto sapere pubblicamente di non voler dare attuazione al testo, chi con parole misurate, chi definendolo “blasfemo”. Il cardinale Fernández – evidentemente colpito dalla reazione ostile delle conferenze episcopali africane ma anche da diversi presuli che fino a pochi giorni fa erano annoverati tra i convinti sostenitori del programma di Francesco, senza dubbi o cedimenti – scrive nel comunicato stampa che “alcuni vescovi, ad esempio, hanno stabilito che ogni sacerdote deve compiere un’opera di discernimento e che potrà, tuttavia, eseguire queste benedizioni solo in privato. Nulla di tutto ciò è problematico se viene espresso con il dovuto rispetto per un testo firmato e approvato dallo stesso Sommo Pontefice, cercando in qualche modo di accogliere la riflessione in esso contenuta”. E comunque, e qui il riferimento è alle legislazioni statali che in tanti paesi africani definiscono illegale l’omosessualità, “ogni vescovo locale ha sempre il potere di discernimento in loco. La prudenza e l’attenzione al contesto ecclesiale e alla cultura locale potrebbero ammettere diverse modalità di applicazione, ma non una negazione totale o definitiva di questo cammino che viene proposto ai sacerdoti”.
Insomma, indietro non si torna e per sottolinearlo si ricorda che “più che a riguardo della benedizione di coppie irregolari, il testo del Dicastero ha adottato l’alto profilo di una Dichiarazione, che rappresenta molto di più di un responsum o di una lettera”. Di conseguenza, “al di là della polemica, il testo richiede uno sforzo di riflessione serena, con cuore di pastori, scevro da ogni ideologia”. Quindi, la spiegazione tecnica: “La vera novità di questa Dichiarazione non è la possibilità di benedire coppie irregolari. E’ l’invito a distinguere tra due forme differenti di benedizioni: ‘liturgiche o ritualizzate’ e ‘spontanee o pastorali’”. Alla base c’è una “riflessione teologica, basata sulla visione pastorale di Papa Francesco” che “implica un vero sviluppo rispetto a quanto è stato detto sulle benedizioni nel Magistero e nei testi ufficiali della Chiesa”. Sullo sfondo, scrive il cardinal Fernández, “si situa la valutazione positiva della ‘pastorale popolare’ che appare in molti testi del Santo Padre”.
Spazio poi alla presentazione “concreta” di queste benedizioni, una sorta di prontuario per i preti che si vedranno le coppie irregolari (chissà poi quante) arrivare chiedendo la benedizione. “Debbono essere soprattutto molto brevi, senza rituale e senza benedizionale”, prescrive il prefetto. Prevista addirittura la durata: “Dieci o quindici secondi”. Prete benedicente e sacrestano accanto con timer, dunque. Non può mancare l’esempio, melodrammatico e strappalacrime, alla stregua di una telenovela d’antan: “Immaginiamo che in mezzo a un grande pellegrinaggio una coppia di divorziati in una nuova unione dicano al sacerdote: ‘Per favore ci dia una benedizione, non riusciamo a trovare lavoro, lui è molto malato, non abbiamo casa, la vita sta diventando molto pesante: che Dio ci aiuti!”. A questo punto, udita la richiesta commossa e commovente, il sacerdote non può che benedirli. In dieci o quindici secondi, naturalmente.