La guerra santa di Kirill per cancellare l'Ucraina

“Da un punto di vista spirituale e morale, l'operazione militare speciale è una guerra santa, in cui la Russia e il suo popolo, difendendo l'unico spazio spirituale della Santa Rus', proteggono il mondo dall'assalto del globalismo e dalla vittoria dell'occidente caduto nel satanismo”"

Matteo Matzuzzi

Altro che dialogo, il Patriarcato di Mosca punta alla conquista spirituale e armata di Kyiv. Un documento apocalittico che giustifica la guerra di Putin

Roma. Mentre la Chiesa cattolica, anche a Pasqua, rinnova gli appelli per la pace e il dialogo fra Mosca e Kyiv (da ultimo, il Papa durante le celebrazioni pasquali), il Sinodo russo riunito nei giorni scorsi sotto la presidenza del Patriarca Kirill va in tutt’altra direzione. Il 27 marzo, infatti, è stato approvato il decreto del XXV Concilio mondiale del popolo russo che si è tenuto lo scorso novembre. Il documento non ammette spazi per il negoziato né per un ripensamento delle ragioni che hanno condotto il Cremlino a invadere l’Ucraina. “Da un punto di vista spirituale e morale, l’operazione militare speciale è una guerra santa, in cui la Russia e il suo popolo, difendendo l’unico spazio spirituale della Santa Rus’, compiono la missione di ‘Colui che trattiene’ [o Katéchon], proteggendo il mondo dall’assalto del globalismo e dalla vittoria dell’occidente caduto nel satanismo”, si legge nel documento. Quindi, “dopo il completamento dell’operazione militare speciale, tutto il territorio dell’Ucraina contemporanea dovrà entrare in una zona di influenza esclusiva della Russia. La possibilità di esistenza su questo territorio di un regime politico ostile alla Russia e al suo popolo, così come di un regime politico governato da un centro esterno ostile alla Russia, deve essere completamente esclusa”. 

  
Il passaggio successivo chiarisce le fondamenta “teologiche” di questa guerra santa, inserite nell’ideologia del “Russkiy mir” (il mondo russo), che da sempre le autorità religiose ucraine condannano come il cuore del nazionalismo religioso che ha benedetto e dunque giustificato la partenza dei carri armati di Vladimir Putin.

 

Il decreto ricorda infatti che “la Russia è il creatore, il sostegno e il difensore del Mondo russo. I confini del Mondo russo come fenomeno spirituale e culturale-civile sono significativamente più ampi dei confini statali sia dell’attuale Federazione russa sia della grande Russia storica. Oltre ai rappresentanti dell’oikoumene russa sparsi in tutto il mondo, il Mondo russo comprende tutti coloro per i quali la tradizione russa, i santuari della civiltà russa e la grande cultura russa rappresentano il più alto valore e significato della vita. Il significato supremo dell’esistenza della Russia e del mondo russo da essa creato – la loro missione spirituale – è quello di essere il ‘Katéchon’ mondiale, proteggendo il mondo dal male. La missione storica consiste nel far crollare di volta in volta i tentativi di stabilire un’egemonia universale nel mondo – i tentativi di subordinare l’umanità a un unico principio malvagio. La costruzione della millenaria statualità russa è la più alta forma di creatività politica dei russi come nazione”. Ancora, “la divisione e l’indebolimento del popolo russo, la privazione delle sue forze spirituali e vitali hanno sempre portato all’indebolimento e alla crisi dello stato russo. Pertanto, il ripristino dell’unità del popolo russo e del suo potenziale spirituale e vitale sono le condizioni chiave per la sopravvivenza e il successo dello sviluppo della Russia e del mondo russo nel XXI secolo”.

  

Il decreto mischia fede e politica, parla di guerra santa e auspica rimedi alla “principale minaccia all’esistenza e allo sviluppo della Russia”, che è “la catastrofe demografica”. Serve lavorare sull’educazione, perché “l’assimilazione delle idee e dei valori spirituali e morali della civiltà russa è l’aspetto più importante della nazionalizzazione delle moderne élite russe e dell’educazione delle future generazioni di cittadini russi. La soluzione di questo compito richiede la sovranità del sistema educativo nazionale”. Di qui la considerazione che “i programmi nazionali di educazione e di formazione devono essere purificati da concetti e atteggiamenti ideologici distruttivi, soprattutto occidentali, che sono estranei al popolo russo e distruttivi per la società russa. Un nuovo paradigma socio-umanitario basato sull’identità civile russa e sui valori spirituali e morali tradizionali russi deve essere sviluppato e introdotto nell’insegnamento nazionale delle discipline sociali e umanitarie”. 

 

Sul fronte geopolitico, il Sinodo sostiene che la Russia “deve diventare uno dei centri principali di un mondo multipolare, guidando i processi di integrazione e garantendo sicurezza e sviluppo stabili in tutto lo spazio post-sovietico. In quanto centro geopolitico dell’Eurasia, situato all’intersezione degli assi globali ovest-est e nord-sud, la Russia deve regolare l’equilibrio degli interessi strategici e agire come baluardo della sicurezza e di un giusto ordine mondiale nel nuovo mondo multipolare. La riunificazione del popolo russo deve diventare uno dei compiti prioritari della politica estera russa. La Russia deve tornare alla dottrina della triunità del popolo russo, che esiste da più di tre secoli, secondo la quale il popolo russo è composto da Grandi russi, Piccoli russi e bielorussi, che sono rami (sub-etnicità) di un unico popolo, e il concetto di ‘russo’ comprende tutti gli slavi orientali – discendenti della Russia storica. Oltre al riconoscimento e allo sviluppo della scienza interna, la dottrina della triunità dovrebbe essere legiferata, diventando parte integrante del sistema giuridico russo. La triunità dovrebbe essere inclusa nell’elenco normativo dei valori spirituali e morali russi e ricevere un’adeguata protezione legale”. Quindi, la considerazione che “la Russia deve diventare uno stato-rifugio per tutti i compatrioti del mondo che soffrono per l’assalto del globalismo occidentale, delle guerre e della discriminazione. Oltre ai connazionali, il nostro paese può diventare un rifugio per milioni di stranieri che sostengono i valori tradizionali, sono fedeli alla Russia e sono pronti all’integrazione linguistica e culturale nel nostro paese”. Il quadro è apocalittico, ideologico e orgogliosamente impostato su fondamenta etnico-religiose: la ricetta perfetta per alimentare lo spirito di conquista in nome di Dio e della sacra patria. 

 

Severo è il giudizio del Consiglio panucraino delle Chiese e delle organizzazioni religiose, a giudizio del quale “il documento contiene la negazione dell’esistenza del popolo ucraino come un’etnia, la negazione del diritto del popolo ucraino alla propria sovranità statale, contiene altresì la giustificazione sia dei crimini di guerra e gli atti di genocidio già commessi dalla Federazione russa sul territorio dell’Ucraina, così come incoraggiamenti attivi per l’ulteriore commissione di tali atti”. Inevitabile, dunque, che “in qualità di rappresentanti della comunità religiosa dell’Ucraina, affermiamo che la guerra aggressiva della Russia contro la nostra Patria è un atto diabolico e, che il prenderne parte mettendosi dalla parte dell’aggressore, anche attraverso la giustificazione pubblica, è un crimine spirituale”.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.