L'episcopato tedesco dà il via libera al Comitato sinodale, ma quattro vescovi si ribellano
Nonostante gli altolà di Roma, la Conferenza episcopale approva lo statuto del Comitato sinodale. Quattro presuli pubblicano un documento in cui si dicono indisponibili a partecipare ai lavori dell'organismo
“Nelle obiezioni romane al Cammino sinodale in Germania era stato più volte chiarito che un Consiglio sinodale, come era stato previsto e formulato nella decisione del Synodale Weg, non era compatibile con la costituzione sacramentale della Chiesa”, scrivono in una Dichiarazione comune i vescovi di Eichstätt, Passau, Ratisbona e Colonia
Roma. Nonostante i ripetuti altolà vaticani, nei giorni scorsi la Conferenza episcopale tedesca ha approvato gli statuti del Comitato sinodale, che entro il 2026 dovrà dar vita al Consiglio sinodale, l’organismo composto da vescovi e laici con poteri deliberativi anche su questioni ora riservate all’autorità ecclesiastica. Il Comitato sinodale sarà presentato il 14 e 15 maggio. L’approvazione degli statuti era prevista a febbraio, ma il tutto fu rinviato in seguito alle pressioni di Roma, che con una lettera firmata dai cardinali Parolin, Fernández e Prevost aveva invitato l’episcopato a recedere dalle proprie intenzioni, almeno fino a quando sarebbe stato ripreso il dialogo con la curia romana. Confronto che effettivamente ha avuto luogo lo scorso 22 marzo, quando in Vaticano si sono incontrati i rappresentanti curiali e della Conferenza episcopale tedesca. Era la terza riunione, dopo quella del novembre del 2022 e del luglio 2023. Il clima – come da prassi – era stato definito “positivo e costruttivo”, e nel comunicato congiunto si dava conto della discussione su “alcune questioni teologiche aperte e sollevate nei documenti del Cammino sinodale della Chiesa in Germania. Ciò – proseguiva il comunicato – ha permesso di individuare differenze e convergenze, secondo il metodo adottato nella Relazione finale di sintesi del Sinodo della Chiesa universale dell’ottobre 2023”. I vescovi tedeschi si impegnavano a “individuare le forme concrete di esercizio della sinodalità nella Chiesa in Germania, in conformità con l’ecclesiologia del Concilio Vaticano II, le disposizioni del diritto canonico e i frutti del Sinodo della Chiesa universale, sottoponendole poi all’approvazione della Santa Sede”. Il testo concordato dava appuntamento a prima dell’estate per un nuovo giro di consultazioni. Nel frattempo, però, la Conferenza episcopale ha scelto di non attendere e di approvare gli statuti del Comitato, primo passo verso quel Consiglio sinodale che il Papa ha definito per iscritto contrario alla “struttura sacramentale della Chiesa cattolica”. Non proprio un dettaglio.
Non solo, Francesco ricordava in una lettera a cinque ex rappresentanti del Cammino sinodale che l’istituzione di quell’organismo era già stata “interdetta dalla Santa Sede”. Nel gennaio del 2023, poi, i cardinali Parolin, Ladaria e Ouellet chiarivano che “né il Cammino sinodale né alcun organismo da esso istituito (quindi neppure il Comitato sinodale, ndr) né alcuna conferenza episcopale hanno la competenza di istituire il Consiglio sinodale a livello nazionale, diocesano o parrocchiale”. L’approvazione degli statuti, dunque, rappresenta l’ennesima sfida lanciata dall’ala più progressista dell’episcopato tedesco che poi è la quasi totalità dei vescovi. Quattro di essi, però, hanno fatto sapere che non parteciperanno in alcun modo ai lavori del Comitato: “Nelle obiezioni romane al Cammino sinodale in Germania era stato più volte chiarito che un Consiglio sinodale, come era stato previsto e formulato nella decisione del Synodale Weg, non era compatibile con la costituzione sacramentale della Chiesa”, scrivono in una dichiarazione comune i vescovi di Eichstätt, Passau, Ratisbona e Colonia. I quattro presuli chiariscono che attenderanno “la fine del Sinodo sulla sinodalità e il suo esito per decidere i passi da attuare verso una Chiesa più sinodale”, il che comunque dovrà avvenire “in armonia con la Chiesa universale”.