Solo il Papa potrà dire se un evento è soprannaturale (e non lo farà quasi mai)

Nuove norme del dicastero per la Dottrina della fede: da una parte l'attenzione per il popolo, dall'altra la tutela da truffe e fanatismi

Matteo Matzuzzi

Il documento è caratterizzato da una certa flessibilità: se è vero che le conclusioni aumentano a sei, allo stesso tempo viene riconosciuto che non pochi fenomeni “eccezionali” hanno prodotto frutti spirituali in abbondanza

Il dicastero per la Dottrina della fede ha pubblicato il testo che norma il discernimento dei presunti fenomeni soprannaturali. Obiettivo primario è evitare, come frequentemente accaduto in passato, che un vescovo diocesano dichiari in tempi celeri la “soprannaturalità” salvo poi essere smentito da Roma, quando ormai la devozione popolare era impossibile da fermare o “rettificare”. Dinanzi a un fatto non spiegabile, le conclusioni possibili saranno sei: dal “nihil obstat” (non viene espressa certezza sull’autenticità soprannaturale, ma si riconoscono segni di un’azione dello Spirito) al “prae oculis habeatur” (si riconoscono segni positivi, ma ci sono anche elementi di confusione o rischi che richiedono discernimento e dialogo con i destinatari), dal “curatur” (sono presenti elementi critici, ma c’è una diffusione ampia del fenomeno con frutti spirituali verificabili) al “sub mandato” (le criticità non sono legate al fenomeno stesso, ma all’uso improprio fatto da persone o gruppi). E poi il “prohibetur et obstruatur” (nonostante alcuni elementi positivi, le criticità e i rischi sono gravi. Il Dicastero chiede al vescovo di dichiarare pubblicamente che l’adesione non è consentita e di spiegare le ragioni della decisione) e infine la “declaratio de non supernaturalitate” (il vescovo è autorizzato a dichiarare che il fenomeno non è soprannaturale basandosi su prove concrete, come la confessione di un presunto veggente o testimonianze credibili di falsificazione del fenomeno). E la dichiarazione di soprannaturalità? Spetterà solo al Papa e sarà qualcosa di molto raro. Le tempistiche saranno accelerate, l’ex Sant’Uffizio potrà intervenire. Questo si è reso necessario perché quelli che un tempo erano fenomeni locali, oggi non sono più tali e in poco tempo una questione circoscritta a un limitato territorio diviene di interesse mondiale. 

 

Il documento è caratterizzato da una certa flessibilità: se è vero che le conclusioni aumentano a sei, allo stesso tempo viene riconosciuto che non pochi fenomeni “eccezionali” hanno prodotto frutti spirituali in abbondanza. E’ il caso, ad esempio, delle apparizioni di Medjugorje: uno dei suoi  sostenitori, il cardinale Christoph Schönborn, ha più volte citato la massima evangelica dell’albero che si riconosce dai frutti, quando richiesto di un parere sui fenomeni nella cittadina bosniaca. Se da un lato dunque vi è un’apertura alla fede del popolo di Dio, dall’altro  – per citare l’allora cardinale Ratzinger – “il magistero ecclesiale protegge la fede dei semplici”, e per proteggerla deve anche tutelare il fedele da fanatismi o truffe, con pseudoveggenti che dichiarano di parlare con la Vergine e poi chiedono una donazione economica. Fino al caso, da sempre deplorato da Papa Francesco, della “Madonna postina” che avverte prima quando consegna messaggi al mondo. 

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.