le parole
Papa Francesco il dolce idioma lo conosce meglio di tanti giornalisti nati qui
Dal Pontefice ecco l’auspicata parresia. Nessuna gaffe, è verità; non vanno considerati lapsus bensì richiami biblici
Le chiamano gaffe ma sono dottrina. Mi riferisco a frociaggine, chiacchiericcio e a quant’altro di vernacolare, popolare, naturale uscirà ancora dalla bocca del Pontefice… Voce dal sen fuggita poi richiamar non vale, alle retromarce della Sala stampa vaticana giustamente non crede nessuno. Un gesuita sincero suona perlomeno curioso, a chi come me ha letto e amato Pascal. “La Compagnia, flagello della verità” scrive nei “Pensieri”. E’ cambiato qualcosa in tre secoli e mezzo? Non direi. Le ultime esternazioni mostrano una doppiezza già presente nel “Tartufo” di Molière, commedia antigesuitica del 1664. Studiando un poco la storia non sembra più così inedito questo Bergoglio bifronte, mondano in pubblico e cristiano in privato, omosessualista e femminista al cospetto dei media, anti ideologico a porte (apparentemente) chiuse. Poi è chiaro che i nostalgici delle interviste ad alta quota (“Chi sono io per giudicare?”) provino a salvarne la reputazione presso i senza Dio e parlino di gaffe, di errori, di scarsa conoscenza dell’italiano. E invece il Papa argentino il dolce idioma lo conosce meglio di tanti giornalisti nati qui visto che frociaggine e chiacchiericcio sono radicati nella più gustosa letteratura nostra, rispettivamente in Giuseppe Gioachino Belli (leggasi il sonetto molto romanesco e molto etero “La pissciata pericolosa”) e Giuseppe Giusti, toscano di lingua verace.
Non lo sapevamo ma quando vuole padroneggia eccome lingua e dottrina, che è questa: “La Sacra Scrittura presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni” (Catechismo della Chiesa cattolica). Vogliamo mettere potenziali depravati nei seminari? Tanti ambienti più divertenti possono accoglierli… E riguardo il chiacchiericcio femminile? San Paolo nella Prima lettera a Timoteo chiede che “la donna impari in silenzio”, percependo evidentemente una peculiare loquacità.
Le chiamano gaffe ma sono precise affermazioni anti gender. Non vanno considerati lapsus bensì richiami biblici: “Maschio e femmina li creò”. Con l’uscita sul pettegolezzo donnesco Bergoglio sembra fornire una soluzione al Ratzinger più malinconico: “Adesso vale che non è stato Lui a crearli maschio e femmina, ma è stata la società a determinarlo. Maschio e femmina come realtà della creazione non esistono più”. O addirittura al Sarah più apocalittico: “Perché questa volontà forsennata di imporre la teoria del gender? Non è possibile rimanere inteneriti davanti a una tale prepotenza immorale e demoniaca”. Insomma anche per il Papa regnante i sessi esistono e la loro differenza è innanzitutto naturale. E così insieme ai vizi comuni esistono i vizi precipui. Le donne spesso chiacchierano. Anche molti uomini lo fanno? Ci sono anche molti uomini preoccupati per le condizioni degli animali negli allevamenti.
Le chiamano gaffe ma sono realtà. Nessuno conosce la realtà meglio dei Santi. Padre Pio era solito tuonare contro la mormorazione. Invitato a benedire una casa, all’ingresso della cucina si bloccò: “Qui ci sono i serpenti, non entro”. Ed era l’epoca delle massaie. A pensarla in tal modo non siamo soltanto noi cattolici tradizionalisti, collezionisti di stereotipi. Freya India Ager, giornalista inglese che non avrà venticinque anni e che a Padre Pio non assomiglia in alcun modo, ricorda che “l’aggressione indiretta (il ricorso a pettegolezzi dispregiativi e l’esclusione sociale) è la tattica aggressiva preferita dalle donne”. In un articolo cita “Female competition and aggression” di Paula Stockley e Anne Campbell, due donne, due docenti dell’università britannica. Sono andato a leggere direttamente la loro ricerca che analizza il significato evolutivo della competizione femminile. Ossia la specifica propensione a produrre maldicenze per sconfiggere le concorrenti e garantirsi “i compagni preferiti e le risorse necessarie per sopravvivere e riprodursi”. Colpendo in particolare le donne giovani e avvenenti, le vere vittime di un fenomeno noto a chiunque non abbia gli occhi foderati di conformismo.
Per una volta, anzi per due volte, il Papa ha messo in pratica la tanto auspicata parresia. Nessuna gaffe: verità.