Il vecchio fronte neocon manda un pizzino al ticket Maga: "L'isolazionismo non rende più sicuri"

George Weigel compila una Nota per mettere ordine "nella confusione" di Vance & Co. America first? No, prima di tutto salvare l'Ucraina

Matteo Matzuzzi

Mike Pompeo sul Wall Street Journal delinea un possibile piano di Trump per l'Ucraina. Molto duro e lontano dalle idee pubbliche del tycoon. Resta da vedere se sia condiviso anche dal ticket repubblicano che sfiderà Kamala Harris

Roma. Note sparse “per ricordare al senatore JD Vance e agli altri che persistono in certi fraintendimenti cosa sta accadendo in Ucraina”. Inizia così il suo ultimo scritto George Weigel , monumento del fronte neocon, conservatore e biografo di Giovanni Paolo II. Sul Denver Catholic ricorda ai vertici Maga che “la Nato non ha causato la guerra in Ucraina marciando verso i confini della Russia”, spiega che “l'invasione russa dell'Ucraina non è dovuta all'ascolto del grido delle rimostranze degli ucraini russofoni” , sottolinea che “gli Stati Uniti possono permettersi di sostenere l'Ucraina”, osserva che “la religione ancora conta negli affari mondiali, il punto centrale è se è orientata al vero Dio o ai falsi idoli”. Ultimo punto: “Ricordarsi che il signor Ferrari in 'Casablanca' aveva ragione. Per quanti hanno dimenticato la battuta eloquente del più grande film che Hollywood abbia mai realizzato – scrive Weigel –, Ferrari (Sydney Greenstreet) vuole comprare il Café Américain da Rick Blaine (Humphrey Bogart) o entrare in società con lui. Quando l'ex proprietario di un saloon americano rifiuta, Ferrari dice: 'Mio caro Rick, quando capirai che, in questo mondo, l'isolazionismo non è più una politica pratica?”. Mark Helprin spiega perché: “Nessuna nazione è sicura per sempre, non c'è sicurezza nell'isolamento, e l'argomento a favore dell'isolazionismo, secondo cui l'alternativa è l'uso sconsiderato e disastroso della forza, può essere valido solo se si dispera della possibilità di un comportamento probante, di determinazioni accurate, di autodisciplina e di scelte sagge. Una tale perdita di fiducia e di coraggio significherebbe a sua volta e completamente la stasi della civiltà e la sua inevitabile sconfitta. Perché la civiltà va difesa, come sempre, attivamente. E, come sempre, rischiando”.  Che l'isolazionismo Maga celebrato poco più d'una settimana fa a Milwaukee non fosse nelle corde dei neocon era cosa nota, meno che l'ala cattolica conservatrice uscisse allo scoperto pungendo proprio Vance e la sua dogmatizzazione dell'America first. Il che mostra che il ticket trumpiano su quel fronte è scoperto e che la chiamata alla guerra culturale (e un po' santa) contro prima Joe Biden e poi contro Kamala Harris non ha prodotto quel compattamento intellò che magari dalle parti del Grand Old Party versione Mar-a-lago ci s'attendeva. 

 

A rassicurare Weigel & Co. ci prova l'ex segretario di stato Mike Pompeo che ha illustrato sul Wall Street Journal “un piano di pace di Trump per l'Ucraina”. I punti salienti: “Scatenare il potenziale energetico dell'America. Ciò accenderà l'economia statunitense, farà scendere i prezzi e ridurrà il budget per i crimini di guerra del signor Putin”. “Ricostruire i legami con l'Arabia Saudita e Israele e lavorare insieme contro l'Iran. Ciò stabilizzerà il medio oriente, allevierà la crisi di Gaza e creerà un'apertura ai sauditi per unirsi agli Stati Uniti nell'espellere la Russia dai mercati energetici globali”. “Imporre sanzioni reali alla Russia. Le sanzioni dell'Amministrazione Biden sembrano buone, ma sono vuote. Il Tesoro, ad esempio, esenta le banche russe dalle sanzioni statunitensi se le loro transazioni sono correlate alla produzione di energia, la fonte di entrate più importante per la macchina da guerra del Cremlino”. “Rafforzare l'industria della Difesa americana. Dobbiamo dimostrare ai nostri avversari, in particolare Russia e Cina, che non possono competere con le capacità di difesa degli Stati Uniti”. “Rivitalizzare la Nato. Ciò include far pagare agli europei la loro giusta quota. E' tempo di alzare l'asticella della spesa al 3 per cento del prodotto interno lordo dei paesi membri”. “Creare un programma 'prestito-affitto' da 500 miliardi di dollari per l'Ucraina. Invece di gravare i contribuenti americani di più bollette, lasciare che l'Ucraina prenda in prestito quanto le serve per acquistare armi americane per sconfiggere la Russia”. “Togliere tutte le restrizioni sul tipo di armi che l'Ucraina può ottenere e usare. Ciò ristabilirà una posizione di forza”. Pompeo era a Milwaukee, durante la convention repubblicana. Resta da vedere se il ticket America first condividerà la sua linea di politica estera .
     

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.