Il Papa entra a gamba tesa su Kyiv

Al bando la prudenza, Francesco bacchetta le autorità ucraine (statali e religiose) sulla legge che mette al bando la Chiesa legata a Kirill. Una mossa del tutto inusuale

Matteo Matzuzzi

Quello giunto al termine dell'Angelus è un intervento del tutto inusuale, soprattutto per un Pontefice realista come Francesco, assai attento agli equilibri politici tanto da essere sovente biasimato per i suoi silenzi davanti a persecuzioni più o meno eclatanti (la Cina su Hong Kong, ad esempio)

Roma. Quando sembrava che l'incidente diplomatico e “spirituale” dello scorso marzo con l'Ucraina fosse stato superato (il caso della “bandiera bianca” da sventolare quando si capisce che non si può vincere), Papa Francesco al termine dell'Angelus domenicale ha chiamato in causa le autorità di Kyiv rimproverandole per la recente legge che mette al bando le attività della Chiesa ortodossa russa in territorio ucraino . Il provvedimento era stato firmato da Volodymyr Zelensky sabato dopo l'approvazione parlamentare avvenuta con 265 voti favorevoli, 29 contrari e quattro astenuti. La legge prevede che le parrocchie e le comunità monastiche della Chiesa ortodossa dovranno rompere ogni legame con il Patriarcato moscovita entro nove mesi e diventare del tutto “ucraina”, cioè affiliarsi alla Chiesa ortodossa dell'Ucraina che ha come proprio metropolita Epifanio ed è considerata da Mosca “scismatica”. Quello giunto al termine dell'Angelus è un intervento del tutto inusuale, soprattutto per un Pontefice realista come Francesco, assai attento agli equilibri politici tanto da essere sovente biasimato per i suoi silenzi davanti a persecuzioni più o meno eclatanti (la Cina su Hong Kong, ad esempio).

 

Pochi minuti prima dell'affondo contro le norme ucraine, tra l'altro, aveva speso parole su quanto sta accadendo in Nicaragua – dove ogni giorno che passa il regime sandinista di Daniel Ortega rende impossibile la vita della Chiesa, dei suoi ministri e dei suoi fedeli – stando bene attento a urtare la suscettibilità del despota:  “All'amato popolo del Nicaragua: vi incoraggiamento a rinnovare la vostra speranza in Gesù. Ricordate che lo Spirito Santo guida sempre la storia verso progetti più alti. La Vergine immacolata vi protegge nei momenti della prova e vi faccia sentire la sua tenerezza materna. La Madonna accompagna l'amato popolo del Nicaragua”. Di tutt'altro tenore quanto riservato a Kyiv: “Continuo a seguire con dolore i combattimenti in Ucraina e nella Federazione Russa, e pensando alle norme di legge adottate di recente in Ucraina, mi sorge un timore per la libertà di chi prega, perché chi prega veramente prega sempre per tutti. Non si commette il male perché si prega. Se qualcuno commette un male contro il suo popolo, sarà colpevole per questo, ma non può avere commesso il male perché ha pregato. E allora si lasci pregare chi vuole pregare in quella che considera la sua Chiesa . Per favore, non sia abolita direttamente o impartite nessuna Chiesa cristiana. Le chiese non si toccano!”. Inusuali, le frasi del Papa, anche perché di fatto entra in una contesa che non riguarda direttamente la Santa Sede, tanto meno il ruolo spirituale del vescovo di Roma. E' una partita che riguarda principalmente lo stato ucraino e le attività della Chiesa ortodossa moscovita legata all'ideologia del Russkij Mir, il Mondo russo. 

 

Non è da Francesco intervenire a gamba tesa in quelli che, prosaicamente, si potrebbero definire affari di altri. Tant'è che è facile immaginare quanto sia i vertici religiosi ostili a Kirill sia le autorità politiche di Kyiv siano state colte in contropiede. Anche perché, di fatto, Francesco, prende nuovamente posizione contro il nazionalismo ucraino, che implicitamente aveva già fatto capire di considerare uno degli ostacoli alla tregua sul fronte. Proprio Kirill s'era appellato a tutte le autorità religiose del globo affinché facessero sentire la propria voce contro quello che ritiene essere un attentato alla libertà religiosa e un golpe contro la sua autorità (benché la Chiesa ortodossa ucraina già da tempo goda di una notevole autonomia ). All'indomani dell'approvazione della legge, il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sviatoslav Shevchuk, aveva giustificato il provvedimento in quanto Mosca ha usato la Chiesa ortodossa russa “come strumento di militarizzazione”, una “arma neutropica” che colpisce il tessuto nervoso, nel profondo del corpo. Shevchuk aggiungeva altresì che la legge ha l'obiettivo di proteggere dal diffondere le narrazioni che rientrano nell'ideologia del Mondo russo e che così sarà possibile difendere la libertà religiosa dalle troppe manipolazioni che si vedono. Dello stesso tenore – ma questo era scontato – il plauso della Chiesa ortodossa dell'Ucraina, istituita nel 2018 dopo la benedizione di Bartolomeo di Costantinopoli e lo scisma con Mosca .

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.