Il vade retro dei vescovi all'AfD è una scommessa nel deserto ateo della Germania orientale
“Un programma etnico-nazionalista come quello rappresentato dall'AfD non è compatibile con la fede cristiana”. A scriverlo, in una lettera pubblica, sono stati i vescovi di Erfurt, Dresda e Fulda, diocesi che insistono sul territorio della Turingia
Si tratta di un’ulteriore presa di posizione dopo la Dichiarazione approvata lo scorso febbraio in cui si affermava che “il nazionalismo populista è incompatibile con l’immagine cristiana di Dio e della persona umana. I partiti estremisti di destra e quelli che proliferano ai margini di questa ideologia quindi non possono essere un luogo in cui i cristiani possano impegnarsi politicamente e non sono nemmeno eleggibili”
“Un programma etnico-nazionalista come quello rappresentato dall’AfD non è compatibile con la fede cristiana”. A scriverlo, in una lettera pubblica, sono stati i vescovi di Erfurt, Dresda e Fulda, diocesi che insistono sul territorio della Turingia. Anche i vescovi della Sassonia hanno chiesto di “non dare spazio alle idee estremiste e nazionaliste nel nostro paese”. La Chiesa cattolica tedesca, davanti alla crescita di AfD scende in campo e lo fa senza troppe concessioni al linguaggio diplomatico o al dialogo. E’ un no categorico a ogni intesa con la formazione di estrema destra che nei Länder andati alle urne domenica scorsa ha superato il trenta per cento dei consensi. “Il fatto che gli immigrati siano ora preoccupati per la loro sicurezza, che non poche persone stiano seriamente pensando di lasciare la Turingia o che le aziende mettano in dubbio il loro futuro nel nostro paese è inaccettabile”, aggiungono i presuli. Il messaggio è rivolto implicitamente alla Cdu, il grande partito cristiano-democratico che potrebbe essere tentato, al di là dei proclami e della linea ufficiale, di qualche ammiccamento con la destra, se non altro per tentare di dare la spallata decisiva a Olaf Scholz a un anno dalle elezioni per la Cancelleria. Si tratta di un’ulteriore presa di posizione dopo la Dichiarazione approvata lo scorso febbraio dall’episcopato riunito in assemblea generale in cui si affermava che “il nazionalismo populista è incompatibile con l’immagine cristiana di Dio e della persona umana. I partiti estremisti di destra e quelli che proliferano ai margini di questa ideologia quindi non possono essere un luogo in cui i cristiani possano impegnarsi politicamente e non sono nemmeno eleggibili”. La diocesi di Treviri era andata anche oltre, espellendo un membro di Alternative für Deutschland da un Consiglio parrocchiale: “Danneggia la credibilità della Chiesa”, era stato detto a Christoph Schaufert, parlamentare di AfD nel Saarland. Nulla era stato contestato alla sua attività di membro di un organismo parrocchiale, ma esclusivamente la sua affiliazione politica. A contestare la linea di estrema fermezza della Conferenza episcopale era stato il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto emerito del dicastero per la Dottrina della fede, a giudizio del quale alla Conferenza episcopale “non è consentito agire come agente elettorale”.
Proprio in Turingia, lo scorso maggio, era stata organizzata la 103esima Giornata cattolica tedesca, il Katholikentag. Molti leader politici presenti, compreso il capo dello stato Frank-Walter Steinmeier, consapevoli della portata storica del voto imminente. Assai scarsa, come ammesso dagli stessi organizzatori, la presenza di cattolici, anche in confronto alle edizioni precedenti. Il vescovo di Erfurt, mons. Ulrich Neymeyr, aveva sottolineato che l’evento non avrebbe cercato “solo il dialogo con i cristiani, ma con tutte le persone”. In effetti, nel Land a dichiararsi cristiano è non più del venticinque per cento della popolazione, dato in linea con quello dell’est tedesco, dove l’ateismo è forte. Anche per questo, secondo il sociologo Steffen Mau, formazioni estremiste come l’AfD hanno potuto radicarsi, non incontrando la resistenza di una società civile permeata da un afflato religioso. Dopotutto è qui che il Partito nazionalsocialista riscosse i suoi primi successi.