Religiosi cattolici a Managua durante la Via Crucis del 2023 (foto Ap, via LaPresse)

Chiesa di regime

Con la nuova Costituzione sandinista, il Nicaragua di Ortega punta a rompere con il Papa

Matteo Matzuzzi

Con il nuoco testo "le organizzazioni religiose devono rimanere libere da qualsiasi controllo straniero". Così il paese centramericano è diventato la sfida più complicata per il Vaticano

Procede a passo spedito l’iter che darà al Nicaragua una nuova costituzione, fatta a immagine e somiglianza di Daniel Ortega e di sua moglie, Rosario Murillo, che diverrà “copresidente”. Il mandato dei due viene esteso a sei anni e i copresidenti potranno nominare altri vicepresidenti. Una sorta di laica deificazione, insomma. Più di 140 articoli (degli attuali duecento) saranno modificati, 37 cancellati. Il Parlamento ha già dato il primo dei due via libera, il secondo è atteso fra pochi mesi. L’esecutivo controllerà tutto, dalle Forze armate alla polizia, cui sarà integrata la celeberrima Polizia volontaria, la formazione di cittadini che è stata usata da Ortega per reprimere gli oppositori e gli studenti dal 2018 in poi. Un controllo che si estenderà fino – ed è questo il punto dolente – alla Chiesa. L’inizio è soft, quasi ambiguo: basti leggere l’articolo 5, in cui “si assicura la libertà di culto, fede e pratica religiosa in stretta separazione fra stato e Chiese”. Poi, però, si stabilisce all’articolo 14 che “nessuna persona o organizzazione può svolgere attività che attentino all’ordine pubblico”.

 

Le organizzazioni religiose devono rimanere libere da qualsiasi controllo straniero”. Risulta chiaro il sottotesto, come osserva l’attivista per i diritti umani Martha Patricia Molina: “La riforma mira a rompere il legame esistente tra il Papa, Sommo Pontefice della Chiesa cattolica, e la Chiesa cattolica nicaraguense”. Anche perché l’articolo 69 afferma che “tutte le persone hanno il diritto individuale o collettivo di manifestare le loro credenze religiose in privato o in pubblico nel rispetto dei princìpi fondamentali stabiliti nella Costituzione”.

   

A Vida Nueva, Molina dice che “la dittatura intende creare una Chiesa parallela che non sia in comunione con il Papa. Tutto ciò che è proposto nella riforma costituzionale dovrà essere regolato e sviluppato in leggi specifiche. Il potere discrezionale di cui godono i dittatori Daniel Ortega e sua moglie e attuale vicepresidente, Rosario Murillo, considererà aggressività qualsiasi opinione espressa da Papa Francesco, cardinali o vescovi stranieri e i dittatori del Nicaragua potranno eseguire le azioni necessarie per garantire il pieno rispetto di tale disposizione”. Cambiamenti che secondo Yader Valdivia, dell’ong Nicarágua Nunca Más, che riunisce attivisti per i diritti umani esiliati in Costa Rica, eliminano “lo spirito di ciò che conosciamo come religione. Nello stato che viene creato dalla nuova Costituzione, solo la coppia Ortega-Murillo sarà in grado di controllare la religione nel paese”. L’obiettivo è di uniformare le religioni all’unico credo legittimo e riconosciuto: il sandinismo.

 

Nel frattempo, continuano le espulsioni di sacerdoti invisi al regime: cacciati dal paese e contestualmente privati della cittadinanza, dopo un periodo più o meno lungo di detenzione nelle carceri di Ortega. La linea della Santa Sede è stata finora prudenziale data anche la complessità della situazione: sfidare pubblicamente il tiranno produrrebbe conseguenze catastrofiche. Dopotutto, le turbas hanno dimostrato di non fermarsi davanti a nulla, neppure al tabernacolo. Entrano in chiesa e interrompono le messe, insultano i preti e picchiano i giovani lì presenti, si fanno beffe dei vescovi sull’altare, togliendo loro la mitra dal capo. E se qualcuno protesta, finisce agli arresti. Trattare con un governo che non si fa probemi a espellere il nunzio apostolico e le suore di Madre Teresa di Calcutta è una missione quasi impossibile. Il terreno è sdrucciolevole anche per l’antica diplomazia vaticana. La fotografia migliore dello stato delle cose è data dalla lettera che Papa Francesco ha scritto  al popolo di Dio che è in cammino in Nicaragua: “Abbiate la certezza che la fede e la speranza compiono miracoli. Sono con voi, specialmente in questi giorni in cui state celebrando la novena dell’Immacolata Concezione”. “La Provvidenza amorevole del Signore – ha aggiunto il Pontefice –  è l’unica guida sicura. Proprio nei momenti più difficili, quando umanamente diventa impossibile capire cosa Dio voglia da noi, siamo chiamati a non dubitare della sua cura e misericordia. La fiducia filiale che avete in Lui e la vostra fedeltà alla Chiesa sono i due grandi fari che illuminano la vostra esistenza”. Mai nominato Ortega, nessun cenno alla persecuzione. Solo cristiana vicinanza. In tempi come questi è difficile ottenere di più senza aggravare un dramma già penoso.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.