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Cambiamento profondo

Dal profondo nord secolarizzato arriva la sveglia al cristianesimo assopito

Lucetta Scaraffia

Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca e Islanda: da secoli irregimentate in un protestantesimo di stato, negli ultimi decenni protagoniste di continue conversioni al cattolicesimo. Una spiritualità riscoperta ben raccontata dal premio Nobel Jon Fosse: “Sembra che non abbia mai fatto nulla di più ribelle che diventare cattolico”

Nonostante la presenza costante dei libri del Papa nelle classifiche, nonostante le prospettive di milioni pellegrini in arrivo per il Giubileo, e in sostanza nonostante il successo mediatico di Papa Francesco, la frequenza e la partecipazione alla vita religiosa della Chiesa cattolica è in netto calo in tutto l’occidente, e per di più coinvolge soprattutto generazioni di anziani e quindi non potrà che peggiorare. Per combattere il cambiamento climatico, militare a favore degli immigrati e della pace dovunque e comunque, cioè per seguire gli obiettivi che il cattolicesimo ufficiale di oggi sembra proporre come primari, non è necessario frequentare messe e sacramenti, non è indispensabile pregare, ma appare senza dubbio più efficace e utile l’impegno politico. 

Molti sintomi segnalano però la rinascita di un interesse religioso di tipo intensamente spirituale, che trova una risposta nella tradizione cattolica, nelle regioni del nord Europa, da secoli irregimentate in un protestantesimo di stato, e negli ultimi decenni testimonial convinte della secolarizzazione. In Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca e Islanda, le conversioni al cattolicesimo si vanno moltiplicando – gli stessi sacerdoti, i vescovi, il cardinale di Stoccolma, Anders Arborelius compreso, sono dei convertiti – e le chiese cattoliche sono piene di nuovi fedeli, soprattutto di giovani in cerca di significato per la propria vita. 

Si tratta di un cambiamento profondo, di una riscoperta della spiritualità che è ben raccontata dal premio Nobel Jon Fosse in un libro di recente tradotto in italiano "Il mistero della fede" in cui dialoga con il teologo cattolico – anche lui convertito – Eskil Skjeldal.  Mistero è la parola chiave che segna tutto il dialogo: “La cosa grande, ciò che mi rende cattolico – dice Fosse – è il mistero della fede. La grandezza della Chiesa cattolica sta nel fatto che, nonostante tutto, è riuscita a preservare e trasmettere questo mistero. Anche a me”. E racconta la sua conversione come il suo più forte atto di ribellione: “Sembra che non abbia mai fatto nulla di più ribelle che diventare cattolico”.

 

                 

Nel corso del lungo dialogo non troveremo mai parole come Papa, migranti, clima, guerra, anche se Fosse si definisce anarco-socialista. I suoi riferimenti sono i mistici, ma mistici particolarissimi: Meister Eckahrt e Wittgenstein, citati più volte. Al cuore del suo riflettere, Dio. Fosse ha ben conosciuto la secolarizzazione, che descrive in modo essenziale: siamo arrivati a “chiuderci nel mondo per sfuggire a noi stessi, alla nostra solitudine interiore, che non viene vista come qualcosa che ci lega a Dio, attraverso il silenzio, ma come qualcosa di spaventoso, minaccioso: abbiamo paura di noi stessi, e di Dio, molto semplicemente”. 

Così ha scoperto che l’inesprimibile c’è davvero, e si mostra attraverso il mistico. Per lui “essere cristiano vuol dire, in fin dei conti, per quanto sia possibile, in modo sincero e completo, diventare parte del mistero della fede, fondersi con esso”. Dio per lui è esperienza, non si può descrivere a parole: “Dio è dentro di te, e molto lontano da te”.

Rivela sempre una grande timidezza e un grande rispetto quando pronuncia la parola Dio, restituendole l’aura sacrale e misteriosa che abbiamo perduto. La ricerca di Dio passa – scrive – attraverso un buio silenzioso, perché è il buio a proteggere la luce: possiamo trovare così quel buio luminoso di cui parla Meister Eckhart

Ciò che non può essere detto richiede silenzio, come ha scritto Wittgenstein, ma può solo essere mostrato: questo è il ruolo della liturgia nella chiesa cattolica, e più in generale, dice questo grande artista, il ruolo dell’arte. Per questo l’arte è fondamentale, essendo “uno dei pochi luoghi dove la vita spirituale viene mantenuta viva in una società che cerca sempre più di diventare materialista, burocratica e positivista”. E conclude dicendo che oggi “sembra quasi che sia lo spirito a essere pericoloso”.

La tradizione cristiana è necessaria, perché sostiene la fede, anche perché “la forza della Chiesa cattolica risiede nel fatto di avere resistito a ogni tipo di cambiamento legato ai tempi e alle mode”.

Il percorso di Fosse non è isolato, quindi, e fa pensare che siano in corso grandi cambiamenti in queste società che hanno conosciuto la secolarizzazione più estrema, e la sua crisi finale. Questo significa, come ha detto il vescovo norvegese Erik Varden – anche lui convertito – nella bella intervista che gli ha fatto, su questo giornale, Matteo Matzuzzi, che la geografia del cristianesimo sta cambiando, e “il centro non è un punto ma una mappa. Il centro è dove il mistero di Cristo è presente in pienezza”.

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