Carota e bastone
I vescovi americani mandano i primi avvertimenti a Trump
Due comunicati distinti per fare chiarezza sugli ordini esecutivi del presidente. Il vescovo di El Paso: "Definire criminali gli immigrati è un affronto a Dio"
Finché Trump agirà per frenare le derive woke e assestare colpi alla ideologia gender – su cui s’è soffermato anche il Papa nel recente discorso al Corpo diplomatico – non ci saranno problemi. Ma quando si tratterà di migranti, pena di morte e ambiente, la voce dei vescovi si farà sentire.
Roma. Più che i sermoni della vescova episcopaliana (Chiesa che ha meno fedeli di tre quartieri romani messi insieme), a non essere sottovalutate dalla Casa Bianca saranno le parole del presidente della Conferenza episcopale americana, mons. Timothy Broglio, che ha definito “profondamente preoccupanti” alcune delle disposizioni contenute negli ordini esecutivi firmati da Donald Trump appena tornato nello Studio ovale. Broglio non mostra il pollice verso per tutti i provvedimenti varati anzi, alcuni di essi “possono essere visti in una luce positiva”: è il caso, ad esempio, delle misure “per riconoscere la verità su ogni persona umana come maschio o femmina”. Però a non piacere ai vescovi cattolici sono i punti qualificanti dell’agenda Maga e cioè quelli “incentrati sul trattamento dei migranti e dei rifugiati, sugli aiuti esteri, sull’espansione della pena di morte e sull’ambiente”. Nella sua dichiarazione, mons. Broglio manifesta la “speranza che la leadership del nostro paese riconsideri quelle azioni che ignorano non solo la dignità umana di pochi, ma di tutti noi”. In una dichiarazione separata, il presidente della commissione per le Migrazioni della stessa Conferenza episcopale, mons. Mark J. Seitz (che è vescovo di El Paso), ha usato toni più duri: “Come pastori, non possiamo tollerare l’ingiustizia e sottolineiamo che l’interesse personale nazionale non giustifica politiche con conseguenze contrarie alla legge morale. L’uso di generalizzazioni eccessive per denigrare qualsiasi gruppo, come ad esempio descrivere tutti gli immigrati privi di documenti come ‘criminali’ o ‘invasori’, per privarli della protezione prevista dalla legge, è un affronto a Dio”. Ancora, “è particolarmente preoccupante il dispiegamento indefinito di risorse militari a supporto dell’applicazione civile delle leggi sull’immigrazione lungo il confine tra Stati Uniti e Messico”, senza dimenticare che “fermare indefinitamente il reinsediamento dei rifugiati è ingiustificato, poiché è già stato dimostrato che è uno dei percorsi legali più sicuri per entrare negli Stati Uniti. Anche l’immigrazione legale non umanitaria e le persone naturalizzate sono target di queste politiche, a sostegno di una cosiddetta ‘identità americana’. Infine, l’interpretazione proposta del Quattordicesimo emendamento per limitare la cittadinanza per nascita stabilisce un pericoloso precedente, contraddicendo l’interpretazione consolidata della Corte suprema”.
Che la Conferenza episcopale rispondesse alla teoria di ordini esecutivi presidenziali era certo, che lo facesse pochi giorni dopo l’inaugurazione del mandato, meno. Dietro le parole di Broglio c’è il tentativo di tenere uniti, per quanto possibile, i vescovi, divisi fra conservatori sostenitori di Trump e Vance e liberal che al presidente hanno dichiarato una guerra non troppo metaforica già dal 2017. Capofila di quest’ultimo fronte è il cardinale arcivescovo di Chicago, Blase Cupich, ascoltatissimo a Santa Marta e assai meno dai confratelli in patria, il cui nome non è mai stato preso in considerazione quando si trattava di eleggere i vertici della Conferenza episcopale. Il presidente Broglio è su linee opposte: ordinario militare dal 2007, è stato il segretario di Angelo Sodano, ai tempi in cui il cardinale piemontese era il dominus della Segreteria di stato. Non certo un liberal. Anche per questo le sue sottolineature sulle questioni “preoccupanti” relative agli ordini esecutivi sono rilevanti: finché Trump agirà per frenare le derive woke e assestare colpi alla ideologia gender – su cui s’è soffermato anche il Papa nel recente discorso al Corpo diplomatico – non ci saranno problemi. Ma quando si tratterà di migranti, pena di morte e ambiente, la voce dei vescovi si farà sentire. Anche a costo di evidenziare le fratture interne all’episcopato. E non basterà, allora, solo un post su Truth per liquidare i commenti dei critici di turno, come fatto con la vescova episcopaliana.