Sul cordone sanitario anti AfD si spacca la Chiesa tedesca. Due vescovi: "Non in nostro nome"

I presuli di Ratisbona e Eichstätt criticano pubblicamente la Dichiarazione congiunta con i protestanti che denuncia l'intesa fra la Cdu e Alternative für Deutschland

Matteo Matzuzzi

La potentissima Conferenza episcopale tedesca è in difficoltà e la segretaria generale, Beate Gilles, prende le distanze dal documento. Lo scorso settembre, i vescovi di Fulda, Dresda ed Erfurt avevano diffuso una lettera pubblica in cui sottolineavano che "un programma etnico-nazionalista come quello dell'AfD non è compatibile con la fede cristiana”

Roma. Martedì sera, la Chiesa cattolica di Germania e quella evangelica hanno diffuso una dichiarazione congiunta contro la proposta di legge sulla limitazione degli afflussi migratori presentata dalla Cdu (ieri bocciata dal Bundestag), soprattutto dopo il via libera alla mozione sulle espulsioni facilitate  ottenuta grazie  ai voti  di Alternative für Deutschland. Il disegno di legge, si legge nella dichiarazione, “non è idoneo a risolvere le questioni di carattere politico sui problemi migratori”. Al di là dell’esito dello scrutinio in Aula, il punto rilevante è il contenuto della denuncia e cioè la prevista limitazione degli ingressi e il peggioramento delle condizioni per il ricongiungimento familiare dei beneficiari di protezione sussidiaria.  “Nell’attuale dibattito, il tempismo e il tono ci risultano profondamente sconcertanti. Si rischia di diffamare tutti i migranti che vivono in Germania, di alimentare pregiudizi e, a nostro avviso, non si contribuisce a risolvere le questioni reali esistenti”. Il problema è anche di alleanze politiche e le Chiese lo sottolineano: “I gruppi parlamentari hanno concordato, con lo scioglimento della coalizione semaforo, di non portare avanti votazioni in cui il consenso di AfD sia determinante. Temiamo che la democrazia tedesca subisca un danno massiccio se questa promessa politica sarà abbandonata”. Ha scritto il portale Katholisch.de che “è soprattutto notevole il momento in cui è stata pubblicata la dichiarazione, ovvero meno di quattro settimane prima delle elezioni federali. E’ senza precedenti che le Chiese si schierino con tale chiarezza contro l’Unione (Cdu e Csu). Il fatto che siano proprio i due partiti cristiani fratelli rende la situazione particolarmente delicata”. Ed è proprio qui che si è creato l’incidente: non tutti all’interno della Conferenza episcopale tedesca hanno apprezzato la dichiarazione e l’hanno fatto sapere pubblicamente, spaccando di nuovo il plenum dei vescovi e rivelando le profonde divisioni che spossano da tempo la Chiesa tedesca. Il vescovo di Ratisbona, mons. Rudolf Voderholzer, si è infatti dissociato dal comunicato, dicendosi “irritato”: “Ne prendo le distanze in tutte le forme. Sfortunatamente, la Conferenza episcopale tedesca non può più parlare con una sola voce”. 

 

La segretaria generale della Conferenza episcopale, Beate Gilles, ha alzato le mani ammettendo che questo passo “non era stato coordinato con il segretariato” e che la maggioranza dei vescovi era dell’opinione che non si dovesse intervenire a così poca distanza dall’apertura delle urne. Il documento è infatti stato firmato da Anne Gidion per la Chiesa evangelica e da Karl Jüsten: i due dirigono gli uffici di collegamento tra la Chiesa protestante e quella cattolica sulla politica federale a Berlino. E se mons. Voderholzer su Communio dice “non in mio nome”, il confratello di Spira, mons. Karl-Heinz Wiesemann applaude invece la dichiarazione, invocando un “fronte democratico” contro le misure anti immigrati prospettate: “Il muro di separazione rispetto alle posizioni estreme non deve crollare ora, nemmeno per far passare qualcosa con il sostegno di questo schieramento”.

 

Nelle ultime ore, però, anche un altro vescovo è uscito allo scoperto contestando la dichiarazione: “L’annuncio mi ha sorpreso e molto irritato, perché non partiva dalla Conferenza episcopale, ma ha dato questa impressione”, ha detto il vescovo di Eichstätt, mons. Gregor Maria Hanke, che ha aggiunto: “Solo dai media ho appreso della dichiarazione, che era stata diffusa congiuntamente dagli uffici di collegamento della Chiesa cattolica e protestante a Berlino. Secondo me, la Chiesa deve difendere i princìpi etici della convivenza sociale. Tuttavia, dovremmo essere molto cauti nel distribuire censure nella campagna elettorale politica”. Le conseguenze si stanno ripercuotendo anche sui rapporti tra la Cdu e le Chiese: il contenuto della dichiarazione “non sorprende e non interessa”, ha detto tranchant Steffen Bilger, uno dei vicepresidenti del gruppo parlamentare. E’ il segnale, l’ennesimo, di uno spostamento a destra dell’Unione, che accusa vescovi cattolici e pastori protestanti di ammiccare più ai Verdi e ai progressisti su temi fondamentali quali migrazione, ambiente e politica agricola. Lo scorso settembre, alla vigilia del voto locale in Turingia, i vescovi di Dresda, Erfurt e Fulda avevano scritto in una lettera pubblica che “un programma etnico-nazionalista come quello rappresentato dall’AfD non è compatibile con la fede cristiana”. Pochi mesi prima, a febbraio, la Conferenza episcopale aveva approvato un documento in cui si sottolineava che “il nazionalismo populista è incompatibile con l’immagine cristiana di Dio e della persona umana. I partiti estremisti di destra e quelli che proliferano ai margini di questa ideologia quindi non possono essere un luogo in cui i cristiani possano impegnarsi politicamente e non sono nemmeno eleggibili”.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.