cosa succede in vaticano

A parlare di conclavi sono solo quelli che dicono di non pensarci mai

Dove sono questi corvi? Stiamo parlando sempre dei conservatoroni infidi? Chi è rimasto? Sono stati annichiliti, un po' dall'età avanzata che li ha portati fuori dalla Sistina, un po' dal disorientamento seguito all'incedere militaresco di Francesco, bravo nel condurre la Barca così al largo in modo che tornare indietro sia complicato per non dire impossibile

Matteo Matzuzzi

Il cardinale Ravasi tuona contro i corvi che volteggiano sopra il letto del Pontefice. Peccato sia stato lui l'unico a parlare di dimissioni

Da qualche giorno, mentre il Papa dà segni di ripresa, si mette in poltrona e fa sapere – forse anche scaramanticamente – urbi et orbi d’essere vivo e vegeto, sui media s’assiste a un profluvio di dichiarazioni di solidarietà a Francesco, sul cui letto – così si dice – s’assisterebbe a un volteggiar di corvi affamati pronti a scatenarsi sulla preda. Corvacci e gufi, iettatori e aruspici intenti in salotti claustrofobici e buie sagrestie a tramare e cospirare, pregando affinché la Divina provvidenza faccia contemplare al Pontefice felicemente regnante l’Amor che move il sole e l’altre stelle

 

Scesi dall’empireo e abbandonata la lirica, viene da domandarsi: ma dove sono tutti questi corvi? Dove sono questi reverendissimi che avrebbero girato le clessidre sui propri tavoli attendendo il naturale epilogo, magari facendo comparire nottetempo croci nere sui muri verso Santa Marta come accadde lungo la salita verso il Quirinale dopo che Clemente XIV soppresse la Compagnia di Gesù? Per anni s’è scritto che con le continue infornate cardinalizie di Francesco ormai il Collegio è tutto nelle mani dei “bergogliani” (categoria così fumosa in cui potrebbe rientrare perfino Giorgia Meloni, per dire, stando alle sue recenti mistiche dichiarazioni), che Francesco ha ipotecato la successione al punto che la conta in Sistina sarà solo una formalità, che la platea cardinalizia è così marcatamente in linea con il pontificato corrente che gli unici punti d’attrito reali sono fra chi vorrebbe le diaconesse fra un anno e chi invece chiede prudenza perché la questione è seria, quindi almeno un anno e mezzo. Bisogna proteggere il Papa, ha tuonato Vincenzo Paglia, denunciando la morbosa narrazione che vorrebbe Francesco già passato a miglior vita: “Quanti corvi che speculano!”. Più solenne e pomposo il cardinale Gianfranco Ravasi, che  sui maggiori quotidiani italiani fa sapere che s’avverte “un’attesa di mutamento che si esprime anche attraverso le fake news”. Attesa ovviamente dominata dalla “forte corrente anti Bergoglio” che avrebbe il suo epicentro negli Stati Uniti, con siti e blog conservatori. Che poi gli americani che voteranno in Conclave siano quasi tutti ben lontani da quella realtà, evidentemente è un dettaglio.

 

Peccato, però, che sia stato proprio Ravasi, il porporato “rinascimentale” preferito dai salotti generalmente atei dove si discute di Cultura (da Paolo di Tarso a Sanremo), cum gravitas e malcelata vanitas, il primo a parlare di dimissioni di Francesco, ipotizzando scenari, analizzando la “plausibilità” della rinuncia, arrivando perfino a elencare i criteri per addivenire a tale decisione, “se dovesse avere delle difficoltà gravi a svolgere il suo esercizio”. Poi, chiaramente, “sarà lui a decidere, magari chiederà consiglio ma l’ultima parola la valuterà da sé” (magna concessione). Chissà cosa avrà pensato, dalla poltrona del Gemelli, Francesco, che anni fa puntò il dito accusatore su quei cardinali che “mi volevano morto” e si ritrovavano a contarsi in vista di un Conclave dato per vicino, mentre Ravasi spiegava se, come e quando il Papa avrebbe potuto pensare di ritirarsi a vita privata. Insomma, dove sono questi corvi? Stiamo parlando sempre dei  conservatoroni infidi? Chi è rimasto? Sono stati annichiliti, un po’ dall’età avanzata che li ha portati fuori dalla Sistina, un po’ dal disorientamento seguito all’incedere militaresco di Francesco, bravo nel condurre la Barca così al largo in modo che tornare indietro sia complicato per non dire impossibile. Alla fine, gli unici a fornire materiale ai giornali su dimissioni pronte o imminenti sono gli altri, quelli che a cadenza regolare ci tengono a far sapere che loro sono fedelissimi scudieri del Papa, finché in forze, in sé e soprattutto in vita. In tutto questo discettar di complotti e trappoloni, di cospirazioni e uccellacci famelici, la preghiera per un uomo di quasi novant’anni da una settimana ricoverato in ospedale con una polmonite e altri acciacchi diventa un dettaglio, una parentesi. Un inciso da ripetere perché così esige il bon ton. A parlare di conclavi sono solo quelli che dicono di non pensarci neanche per mezzo secondo.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.