Lo sciocco indignarsi per il dopo Francesco

Il Papa migliora, ma attorno a San Pietro è tutto un agitarsi in vista di quel che prima o poi sarà. Come è sempre accaduto nella storia della Chiesa, senza che nessuno si scandalizzasse

Matteo Matzuzzi

Liste di cardinali "cattivi" che sgranano il Rosario, biografi papali su di giri. Il Popolo di Dio ha dato una bella prova, pregando per il Papa in ospedale. Perché disperdere tutto in polemiche di bassa lega?

Ci si agita attorno al corpo del Papa malato che passa parte delle sue giornate in poltrona, lavora, mangia normalmente e di tanto in tanto telefona. Il bollettino di ieri sera conferma il miglioramento, anche se data la “complessità del quadro clinico, sono necessari ulteriori giorni di stabilità clinica per sciogliere la prognosi”. Francesco “ha alternato ossigenoterapia ad alti flussi con ventimask”. Il Papa, prosegue la nota serale, “ ha dedicato la mattina alla fisioterapia respiratoria alternandola al riposo, mentre il pomeriggio dopo una ulteriore seduta di fisioterapia si è raccolto in preghiera nella Cappellina dell’appartamento privato sito al decimo piano, ricevendo l’eucarestia; quindi si è dedicato alle attività lavorative”.

 

Ci si agita sui giornali, sui siti internet e sui social. Chi cercando la foto migliore per dare visibilità alla propria partecipazione alla preghiera corale per il Vicario infermo, chi diffondendo spifferi non si sa da dove presi che danno il Pontefice già morto o moribondo (stando a tali voci, si contano approssimativamente sei-sette decessi dal 14 febbraio scorso) e una quantità di emotrasfusioni non sostenibile da un fisico umano. Fake news fatte pure male. Ci si agita pensando già al dopo, come avviene da sempre e che solo ora assume i contorni del cattivo gusto, della cospirazione, della vergogna, con cardinali dai moniti tonitruanti a darci un taglio. Si contano i cardinali che alle nove di sera vanno in piazza San Pietro a recitare il Rosario: eccoli lì i cattivi, “gli anti Francesco” raccolti in preghiera. Burke e Müller e Becciu, indicati dal plotone con orrore. Perfino uno degli esclusivi biografi papali, Austen Ivereigh, tra l’esibizione molto “mediterranea” del proprio dolore e la réclame del suo ultimo libro – ché tout se tient – se n’è uscito con un improbabile giudizio spiritual-teologico sul significato della presenza dei “cospiratori” sul sagrato della Basilica, tirando fuori metrature di appartamenti cardinalizi, corrispettivi per l’affitto e altre cosucce del genere che niente c’entrano con il momento che la Chiesa sta vivendo, raccolta attorno al suo Papa. Che poi non si capisce: se ci sono, non va bene. Se non ci fossero andati, ecco lo scandalo dei cardinali che manco pregano per il Papa malato. 

 

Ci si agita e si scandalizza perché la macchina del Conclave, quando sarà, s’è già messa in moto e a indignarsi sono quelli che dal giorno del ricovero fanno sapere che il Pontefice potrebbe dimettersi, ma – ça va sans dire – lo deciderà lui, se e quando. E che attaccano i “corvi” che vogliono male a Francesco, tramando e cospirando, magari pure mettendosi in mostra come pavoni. Ma chi? Ma dove? Finora l’unico cortocircuito che s’è registrato è sul Rosario petrino inaugurato  dal segretario di stato Pietro Parolin, mesto e orante per il Papa “in pericolo” dinnanzi al quadro della Vergine. Solo al terzo giorno, dopo che qualche eminenza – prudentemente – s’era domandata   perché ci fosse il segretario di stato seguito dal pro prefetto per l’evangelizzazione, Luis Antonio Tagle, quasi si trattasse di un prequel delle congregazioni generali che anticiperanno il Conclave, si è scelto il cardinale decano per presiedere il momento di preghiera. E stasera ci sarà il vicario di Roma, Baldo Reina. Si agitano soprattutto i cardinali che nella liquida banalità contemporanea sono considerati “bergogliani”.  

 

Una categoria inesistente che raggruppa sia quanti apprezzano Fiducia supplicans, sia coloro che invece pensano che il gender sia “uno sbaglio della mente umana” e “l’espressione di una frustrazione e di una rassegnazione”  e che fino a qualche settimana fa  – secondo le cronache – aveva già “blindato” il Conclave. Il cardinale lussemburghese Hollerich, mente tra le più fini del Collegio, denuncia “l’orrore” per chi parla di entrata in Sistina. Quando, a partire dalla fine degli anni Novanta, uscivano libri e liste di papabili per il post Giovanni Paolo II, nessuno s’indignò, memore che nella storia della Chiesa al prossimo Papa si iniziava a pensare già quando si prendevano le misure per la cassa di quello fresco d’elezione. Uno spartano memento mori, ma efficace nel far capire che sic transit gloria mundi. Il Popolo di Dio ha dato una bella prova, pregando per il Papa in ospedale. Perché disperdere tutto in polemiche di bassa lega?

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.