
La pace giusta secondo la Santa Sede è una sola ed è poco trumpiana
L'arcivescovo di Kyiv, Sviatoslav Shevchuk: "Non vogliamo qualsiasi pace, vogliamo una pace giusta, come pace sostenibile, una che non comprometta il nostro nome"
“Il nostro punto di partenza è la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. Ciò che gli ucraini potrebbero desiderare negoziare o ciò che sono disposti a concedere è un problema loro, e dobbiamo sostenerli. Una pace giusta sarebbe una pace che corregge l’aggressione che hanno subìto", ha detto mons. Paul Richard Gallagher
Roma. “Solo la nostra integrità morale, la nostra unità nel coraggio e le nostre azioni decisive congiunte possono fermare la guerra”, ha detto nei giorni scorsi l’arcivescovo maggiore di Kyiv e capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sviatoslav Shevchuk. Il presule si trovava a Toronto, in Canada, per un seminario pubblico che l’ha visto dialogare con lo storico Timothy Snyder. Mentre Zelensky viene sbattuto fuori dalla Casa Bianca e l’Europa s’interroga, vertice dopo vertice, se e come difendere il bastione ucraino dalle mire e dai cannoni russi, sono le Chiese a tornare protagoniste, grazie sia alla loro autorità morale sia alla loro presenza capillare, nelle città e nei più sperduti villaggi. Shevchuk fa appello alla “unità del mondo”, ad “azioni risolute congiunte” perché l’obiettivo di Mosca è sempre quello: “Distruggere l’Ucraina e il popolo ucraino”. Si parla tanto di pace, l’ha fatto pure Donald Trump, ma c’è grande differenza sul significato da dare a tale termine: “La propaganda russa cerca da anni di screditare la nostra nazione. Putin afferma che l’Ucraina rappresenta una minaccia per la Russia, un aggressore, che rifiuta negoziati di pace realistici e insiste irragionevolmente per una pace giusta”, dice l’arcivescovo, che aggiunge: “Una pace giusta per l’Ucraina non richiede solo supporto materiale, ma un impegno incrollabile e inflessibile nel difendere la verità. Gli ucraini hanno bisogno del riconoscimento lucido da parte degli stati occidentali del tipo di violenza che viene perpetrata contro la vittima. In tutta questa guerra, le bugie si sono moltiplicate sul popolo ucraino, e gli attori stranieri hanno usato queste distorsioni per giustificare – e perfino supportare – le azioni della Russia. Queste bugie, oltre alle bombe e alle munizioni, hanno causato devastazione all’Ucraina, al popolo ucraino e alla loro identità”. Pace che a Kyiv si sa bene cosa sia: “Dal momento dell’indipendenza ucraina nel 1991, il popolo ucraino ha dimostrato il suo desiderio di pace attraverso azioni concrete sulla scena globale. Come ha notato Papa Francesco – e così tanti hanno dimenticato – solo tre anni dopo l’indipendenza, nel dicembre del 1994, l’Ucraina ha disarmato il suo arsenale nucleare, che in quel momento era più grande di quello del Regno Unito, della Francia e della Cina messe insieme. Un passo coraggioso come questo meriterebbe un Premio Nobel per la Pace”, ha detto Shevchuk. “Non vogliamo qualsiasi pace, vogliamo una pace giusta, come pace sostenibile, una che non comprometta il nostro nome. Una pace giusta richiede prima di tutto il riconoscimento onesto della violenza e della disumanizzazione che è stata inflitta al popolo ucraino. Questo sarà impossibile se non avremo il supporto di quelle nazioni occidentali che abbiamo cercato di emulare nel creare una società che promuove la legge, la giustizia e la dignità umana”. Tre anni di guerra e tre anni di denuncia dell’ideologia del “mondo russo”, concetto non molto compreso alle nostre latitudini. Shevchuk ribadisce che si tratta di una ideologia che “propone la civiltà morale privilegiata della Santa Russia contro l’occidente corrotto’. Il Russkiy Mir propone Kyiv, la capitale dell’Ucraina, come sua culla. E’ il luogo dove il Principe Volodymyr di Kiev consacrò la sua nazione di Rus’ con il battesimo di massa sulle rive del fiume Dnipro nel 988. Pertanto, l’insurrezione prolungata della Russia in Ucraina non mira solo a conquistare territorio, ma a riscrivere la storia e a strumentalizzare la religione al servizio di questa ideologia. Affermare il mito del Russkiy Mir richiede l’eradicazione dell’Ucraina. L’esistenza stessa dell’Ucraina testimonia che il Russkiy Mir – e la sua pretesa di una ‘origine santa’ – è una finzione infondata e blasfema. Per costruire il suo impero, la Russia deve annientare il nome dell’Ucraina”. L’appello è affinché l’occidente stia in guardia da quanto diffondono i canali d’informazione vicini al Cremlino, soprattutto sui social newtork: “I media e gli organi di propaganda russi hanno diffuso bugie sull’Ucraina. Sfortunatamente, questa deviazione ha ingannato stimati studiosi, intellettuali pubblici e politici in molti paesi occidentali. Per la propria sicurezza, gli stati occidentali devono esaminare come i regimi maligni possano abusare della libertà di parola e distorcere la verità evitando la responsabilità. Questi diritti richiedono protezione, poiché le bugie dirette all’estinzione di un popolo libero non sono mai ammissibili”.
Di pace giusta ha parlato anche mons. Paul Richard Gallagher, rappresentante vaticano per i Rapporti con gli stati, che in un’intervista concessa ad America magazine è stato chiaro: “Il nostro punto di partenza è la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. Ciò che gli ucraini potrebbero desiderare negoziare o ciò che sono disposti a concedere è un problema loro, e dobbiamo sostenerli. Una pace giusta sarebbe una pace che corregge l’aggressione che hanno subìto. Ma al momento, è molto difficile dire esattamente cosa gli ucraini considererebbero una pace giusta. Vorrebbero riavere tutto il loro territorio, che è stato occupato dalla Russia. Allo stesso tempo, non sembra molto probabile. Pertanto, se si accontenteranno di meno, sarà una pace giusta? E naturalmente, ci sono molti nella comunità internazionale, all’interno dell’Europa, che pensano che anche questa non sarebbe una pace duratura. Penso che queste siano cose che alla fine dovranno essere martellate nei negoziati. Crediamo sempre che quando si parla del futuro dell’Ucraina, il popolo ucraino deve far parte di quel negoziato. E’ vero che a volte le persone hanno bisogno di mediazione. Ma in questo caso, possiamo capire la preoccupazione ucraina che apparentemente vengano messi da parte. Devono essere coinvolti; devono esserlo perché è il loro futuro, la loro vita. Dopotutto è il loro paese”. Gallagher è ben lontano dal parlare di Nato abbaiante ai confini della Russia e allo stesso tempo non trova giustificazioni al comportamento russo: “Dobbiamo essere molto chiari su quali carri armati hanno attraversato il confine di chi, e questo è molto chiaro. Ora, si può dire che forse alcune delle strategie prebelliche dell’Ucraina avrebbero potuto essere diverse. Sono pronto ad accettarlo, ma, alla fine, la decisione di invadere è stata solo della Russia”. E per quanto riguarda la definizione di “dittatore” data da Trump a Zelensky? “Non è una valutazione equa. E’ vero che avrebbero dovuto tenere le elezioni in Ucraina, ma ciò non è stato possibile a causa della legge marziale, e questo sembra abbastanza ragionevole. Ma dire che è un dittatore, non è un termine appropriato. Su un fronte di guerra, devi avere una forte leadership, un forte processo decisionale, e il presidente Zelensky ha dovuto prendere grandi decisioni, e ha dovuto cambiare le persone nel suo governo di tanto in tanto, ma penso che chiamarlo dittatore non sia fedele ai fatti”.