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il papa al gemelli
L'inconcepibile assenza di Francesco in un mondo dominato dal voyeurismo
Le condizioni del Papa sono stabili e la prognosi resta riservata, ma da venti giorni è chiuso al decimo piano del Gemelli, invisibile al mondo. Bergoglio è in preghiera, spiritualmente in comunione con il popolo che cerca notizie
Il Papa è vigile e orientato, ma non c’è. Da venti giorni è chiuso al decimo piano del Gemelli, invisibile al mondo. Da decenni, a partire da Giovanni XXIII, il Pontefice aveva smesso i panni della ieraticità, non era più il Vicario che benedicente scendeva la Scala Regia e fendeva in gestatoria le folle plaudenti in piazza San Pietro. Era divenuto familiare, esempio di saggezza e dispensatore di conforto. Il Papa si mostrava alpinista durante le vacanze in montagna e intento a suonare il pianoforte nei momenti di relax. In preghiera passeggiando solitario in una Roma tramortita dalla pandemia e in fabbrica con gli operai la notte di Natale. Il Papa, chiunque fosse, c’era sempre. Dialogava con i bambini da superbo catechista durante un’udienza generale, partecipava a talk-show televisivi con presentazione della propria biografia inclusa. E’ naturale, dunque, che oggi la domanda che più si sente fare, mentre Francesco è ricoverato, sia quando lo si vedrà. Apparirà all’Angelus domenicale, magari per un salutino da dietro il vetro della finestra? E le foto? Perché non ce lo fanno vedere? Ne basterebbe una di spalle, in cappella. O in poltrona mentre legge i giornali. Niente. L’assenza continua e le uniche foto sono quelle delle folle in preghiera sotto la statua di Giovanni Paolo II, nello spiazzo del Gemelli. Paradossale per un Papa come Francesco, che ha fatto della sua presenza fisica una costante del pontificato: erano nate perfino delle riviste che ce lo facevano vedere nella routine quotidiana, con gli ospiti a pranzo. Mentre benediceva vecchie automobili sgangherate parcheggiate davanti a Santa Marta, intento a chiacchierare con le receptionist della casa del clero che l’ospitava quando da cardinale veniva a Roma.
Ha voluto mostrare la sua infermità, rinunciando a pedane mobili e preferendo la sedia a rotelle. Anche per l’apertura della Porta Santa. Ha parlato del suo ginocchio bloccato, del suo addome malato, dei problemi respiratori. Non se n’è rimasto nella stanza di Santa Marta delegando ad altri interminabili udienze giubilari e messe di due ore sul sagrato, vestito solo d’un leggero piviale. Ha parlato finché poteva, interrompendosi e lasciando che altri leggessero omelie e discorsi quando gli mancava il respiro. Poi, di colpo, dal 14 febbraio, più nulla. C’è chi ha tirato in ballo il calvario di Giovanni Paolo II, ripreso di spalle mentre seguiva la Via Crucis dal Palazzo apostolico, il suo tentativo di parlare dalla finestra tre giorni prima di morire. Francesco si è fermato prima. Roma, la Roma cittadina, quella che a ogni angolo di strada ha una chiesa, è senza Papa ed è anche per questo che il rosario recitato da una settimana in piazza San Pietro vede una partecipazione non encomiabile quanto a numeri. Esperti ne indagano le ragioni, c’è chi imputa a quel mondo abbracciato da Francesco l’abbandono del Pontefice malato e chi, invece, sottolinea che i tempi sono cambiati: non è più il 2005. Probabilmente, il fatto che il Papa non sia lì, ma a chilometri di distanza, ha il suo peso. La folla che cercava il contatto, che scambiava lo zucchetto bianco e gli offriva mate (non sempre di grande qualità) durante i giri in papamobile prima e dopo le udienze, ne sente l’assenza. Lì, in quella piazza, non c’è niente, solo le fontane da cui sgorga l’acqua e gli schermi giganti. E a poco valgono i discorsi che di tanto in tanto tornano fuori sul senso di comunità orante, di partecipazione con la preghiera. In piazza ci sono più preti e suore che laici. E manco tutti col rosario in mano.
Nel 2005 la piazza era gremita perché tutti guardavano le finestre illuminate dietro alle quali Wojtyla si preparava alla morte. C’era un legame profondo, come nel 1963, quando i cinegiornali testimoniavano l’attesa del popolo fedele sotto la camera del morente Papa Roncalli. Oggi si compulsano gli smartphone per vedere se c’è qualche aggiornamento e di tanto in tanto ci s’imbatte nelle sentenze di quelli che la sanno lunga e assicurano che tutto è già compiuto perché il Papa non si vede da troppo tempo. Il voyeurismo non ammette ostacoli, neanche nei riguardi un ottantottenne che di giorno riceve ossigeno dalle cannule nasali e la notte è sottoposto a ventilazione meccanica. Il bollettino di ieri sera parla di condizioni “stabili”. Non ha presentato episodi di insufficienza respiratoria, né broncospasmo. “E’ rimasto apiretico, sempre vigile, collaborante alle terapie e orientato”. In ogni caso, “la prognosi rimane riservata”. La nota comunicata in serata osserva che “durante la giornata ha alternato preghiera e riposo e questa mattina (ieri, ndr) ha ricevuto l’eucarestia”. Niente più “attività lavorative”, né caffè bevuti a metà mattina. Niente accenni a lettura di giornali o a telefonate a Gaza. Francesco è in preghiera, spiritualmente in comunione con il popolo che cerca notizie sul suo Papa.