
Il Papa condanna i bombardamenti su Gaza, Israele risponde a tono. Tutto come prima
Neanche il tempo di tornare a casa ed è subito, di nuovo, gelo. Duro comunicato dell'ambasciata israeliana presso la Santa Sede in risposta all'Angelus domenicale
“Mi ha addolorato la ripresa di pesanti bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, con tanti morti e feriti. Chiedo che tacciano subito le armi", aveva detto il Papa secondo il testo diffuso domenica in concomitanza dell'Angelus. La risposta dell'ambasciata d'Israele: "L’operazione è condotta in piena conformità con il diritto internazionale"
Neanche il tempo di uscire dall’ospedale che il filo della tensione geopolitica è tornato agli inizi di febbraio, quando Francesco lasciò il Vaticano per la lunga degenza al Gemelli. Stavolta sul banco degli imputati è finito il testo dell’Angelus diffuso domenica all’ora di pranzo che ha preceduto il breve saluto papale e la battuta sulla donna con i fiori gialli vista tra la folla. Frase, quest’ultima che – essendo stata di fatto l’unica pronunciata – ha oscurato quanto presente nel testo della meditazione domenicale, soprattutto nella parte che come di consueto è riservata ai temi d’attualità. “Mi ha addolorato – si legge nel testo – la ripresa di pesanti bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, con tanti morti e feriti. Chiedo che tacciano subito le armi; e si abbia il coraggio di riprendere il dialogo, perché siano liberati tutti gli ostaggi e si arrivi a un cessate il fuoco definitivo. Nella Striscia la situazione umanitaria è di nuovo gravissima ed esige l’impegno urgente delle parti belligeranti e della comunità internazionale”. Pressoché immediata è stata la risposta dell’Ambasciata israeliana presso la Santa Sede, che nemmeno ventiquattro ore dopo ha diffuso un’articolata nota per confutare quanto attribuito al Pontefice.
“L’operazione israeliana è condotta in piena conformità con il diritto internazionale e mira a ridurre al minimo i danni ai civili”, si legge nel comunicato della diplomazia israeliana: “L’operazione viene condotta pienamente in conformità con il diritto internazionale. Mentre Hamas colpisce deliberatamente i civili, Israele adotta misure straordinarie per ridurre al minimo i danni ai civili. Ogni vittima civile è una terribile perdita. Hamas – si aggiunge – ha ripetutamente violato il cessate il fuoco e lo ha utilizzato per ricostruire attivamente il suo arsenale militare, rifornendosi di armi e ripristinando i siti di lancio dei razzi, come dimostrato dai recenti attacchi contro Israele”. Quindi, si ricordano al Vaticano i “cinquantanove ostaggi ancora trattenuti a Gaza in condizioni disumane, subendo abusi fisici e psicologici, come riferito dagli ostaggi rilasciati, in palese violazione del diritto internazionale. Lo Stato di Israele ritiene che sia suo dovere morale ed etico riportarli a casa”. Per quanto riguarda gli aiuti alle popolazioni della Striscia – punto sul quale più volte s’è soffermata la diplomazia vaticana – la risposta è che “non c’è carenza di aiuti umanitari a Gaza, ma piuttosto un’appropriazione indebita da parte di Hamas”. In ogni caso, si rammenta che “durante la tregua temporanea, Israele ha facilitato l’ingresso di 25.200 camion carichi di cibo, carburante e beni essenziali. Tuttavia, Hamas ha confiscato la maggior parte di questi aiuti per rafforzare la sua infrastruttura terroristica. Attualmente, gli aiuti umanitari accumulati nei magazzini di Hamas sono diventati la sua principale fonte di reddito, consentendo all’organizzazione terrorista di riprendere a pagare i suoi membri (terroristi) dopo un lungo periodo. In queste circostanze, la decisione di Israele di facilitare l’accesso ai beni si applica solo quando non vi sono seri motivi per ritenere che i rifornimenti saranno dirottati dal loro scopo civile o forniranno un chiaro vantaggio militare al nemico. Israele rimane determinato a raggiungere i suoi obiettivi: garantire il rilascio di tutti gli ostaggi, smantellare le capacità governative e militari di Hamas e rimuovere la minaccia terroristica dalla Striscia di Gaza per impedire un altro 7 ottobre”. Insomma, non è ancora tempo di distensione, neppure nei rapporti fra Israele e la Santa Sede.