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l'ex gesuita sloveno
Coperti a Lourdes i mosaici di Rupnik. Il vescovo: "Per me andavano rimossi"
Scelta drastica contro l'artista espulso dai Gesuiti dopo le accuse di aver abusato di una dozzina di donne (suore comprese)
“Mi è sembrato che si dovesse fare un nuovo passo simbolico affinché l’ingresso nella Basilica fosse facilitato per tutti coloro che oggi non riescono a superare la soglia. E’ l’anno giubilare, io ho dichiarato che il Santuario di Lourdes è uno dei due luoghi della diocesi dove si può ottenere l’indulgenza plenaria. Il passaggio attraverso le porte d’ingresso della Basilica deve essere all’altezza simbolica del momento”, ha detto il vescovo di Tarbes e Lourdes, mons. Jean-Marc Micas
Roma. Chi fosse arrivato al Santuario di Lourdes lunedì avrebbe visto gli operai intenti a coprire i mosaici di Marko Rupnik che dal 2008 rivestono le porte della Basilica del Rosario, quella più antica, sopra la Grotta delle apparizioni. I lavori proseguiranno per coprire integralmente tutte le opere dell’ex gesuita sloveno, espulso dalla Compagnia perché dopo l’accusa di abusi fisici, psicologici e sessuali su una dozzina di donne (suore comprese), si era rifiutato di “cambiare comunità e di accettare una nuova missione in cui fare i conti con il proprio passato e di dare un segnale chiaro alle numerose persone lese che testimoniavano contro di lui, per poter entrare in un percorso di verità”. Di fronte al reiterato rifiuto di Rupnik “di obbedire a questo mandato, ci è rimasta purtroppo una sola soluzione: la dimissione dalla Compagnia di Gesù”. Nel frattempo il Vaticano, assai silente sul caso, faceva sapere nell’ottobre del 2023 che il Papa aveva concesso la deroga alla prescrizione che avrebbe impedito un eventuale procedimento dell’ex gesuita. Il destino delle opere di Rupnik ha tenuto banco anche all’interno della Chiesa: se il prefetto del dicastero per le Comunicazioni, Paolo Ruffini, spiegava che togliere tutto non sarebbe “una risposta cristiana”, il cardinale Sean O’Malley, emerito di Boston e uomo di punta nella lotta agli abusi sessuali nella Chiesa rispondeva che non una, ma tutte le opere dell’artista sloveno sarebbero dovute sparire dalla circolazione.
A spiegare la damnatio memoriae sui Pirenei è stato il vescovo di Tarbes e Lourdes, mons. Jean-Marc Micas: “Mi è sembrato che si dovesse fare un nuovo passo simbolico affinché l’ingresso nella Basilica fosse facilitato per tutti coloro che oggi non riescono a superare la soglia. E’ l’anno giubilare, io ho dichiarato che il Santuario di Lourdes è uno dei due luoghi della diocesi dove si può ottenere l’indulgenza plenaria. Il passaggio attraverso le porte d’ingresso della Basilica deve essere all’altezza simbolica del momento”. Il gesto è avvenuto, tra l’altro, in concomitanza con il ricordo di tutte le vittime di abusi, tema che ha dominato anche la prima giornata dei lavori della sessione primaverile della Conferenza episcopale francese. E comunque, ha aggiunto mons. Micas, “conoscete la mia opinione sulla presenza di questi mosaici sulle porte della Basilica”. Opinione resa pubblica la scorsa estate, quando disse che “sarebbe più opportuno rimuovere questi mosaici”.
Tuttavia, non tutti i membri della commissione incaricata di valutare la situazione erano concordi, così si scelse intanto di non illuminarli più di notte, in particolare durante le processioni, compresa quella con le fiaccole, che richiama centinaia di pellegrini ogni sera e che si conclude proprio davanti alla Basilica del Rosario. Il vescovo scelse allora di andare avanti “per tappe”: togliere l’illuminazione come primo segno visibile, quindi coprire le opere artistiche. In futuro si vedrà, meglio “avanzare nella calma anziché sotto il fuoco delle diverse pressioni” che ci sono sul caso. Un anno fa, il presule diede conto della situazione confusa, anche all’interno dell’organismo preposto a valutare il da farsi, tra i cui membri “c’erano persone vittime (francesi e di nazionalità straniera), ma anche esperti specializzati nell’arte sacra, giuristi, persone impegnate nella prevenzione e nella lotta contro gli abusi, cappellani di Lourdes. Allo stesso tempo, ho anche potuto ascoltare e leggere le opinioni di molte persone che hanno voluto da sole inviarmi il loro contributo: cardinali e vescovi, artisti, giuristi, persone vittime, pellegrini”. Le opinioni “sono molto diverse. Bisogna lasciare questi mosaici dove sono? Bisogna distruggerli? Bisogna toglierli o esporli altrove? Nessuna proposta è consensuale. Le prese di posizione sono vivaci e appassionate”.
L’obiezione più ovvia è: allora che fare con le opere di Caravaggio, non certo un modello di santità? Mons. Micas rispondeva che “questa situazione non ha nulla a che vedere con altre opere il cui autore e le cui vittime sono morti, a volte da diversi secoli. Qui, le vittime sono vive e anche l’autore lo è. Inoltre, ho capito nel corso dei mesi che non era mia responsabilità ragionare a partire dallo status di un’opera d’arte, dalla sua ‘moralità’ che bisognerebbe distinguere da quella del suo autore. Il mio ruolo è quello di garantire che il Santuario accolga tutti, e in particolare coloro che soffrono; tra cui le persone vittime di abusi e aggressioni sessuali, bambini e adulti. A Lourdes, le persone provate e ferite che hanno bisogno di consolazione e riparazione devono mantenere il primo posto. Questa è la grazia propria di questo Santuario: nulla deve impedire loro di rispondere al messaggio di Nostra Signora che invita a venire in pellegrinaggio. Poiché questo è diventato impossibile per molti, la mia opinione personale è che sarebbe meglio depositare questi mosaici”.