
(Ansa)
Nonostante l'etichetta di progressista, Bergoglio è stato un Pontefice anti illuminista
La visione di Papa Francesco è più vicina a un messianismo dei poveri che alla fiducia illuminista nella capacità dell’uomo di migliorare il mondo, ovvero all'insuperabile codificazione illuminista che deriva da Kant
Con il rispetto dovuto alla figura del Pontefice, e tralasciando aspetti squisitamente teologici e dottrinali, potremmo chiederci con molta semplicità, da occidentali e da un punto di vista filosofico-politico, se questo Papa sia stato vicino, o quantomeno dialogante, con la tradizione culturale che genericamente chiamiamo Illuminismo. L’Illuminismo, con tutta la sua controversa, varia e sfuggente eredità costituisce il nucleo sempre vivo e mutevole degli ultimi trecento anni di tradizione occidentale, ossia di tutta quella fase che ha dato forma al mondo per come lo conosciamo. E tale concetto, ossia quello di Illuminismo, fa talmente tutt’uno con quello di occidente che anche due feroci critici di questa storia politica-filosofica, come Horkheimer e Adorno hanno ben pensato di usare il concetto di Illuminismo per criticare l’intera tradizione occidentale, già a partire da Ulisse come proto-borghese!
L’Illuminismo come momento storico, sebbene sia anche entrato in conflitto con il cristianesimo, è senz’altro stato da esso informato visto che non è immaginabile Illuminismo senza l’idea tutta cristiana di persona. Anzi, si può forse dire che la luce più viva e duratura dell’Illuminismo, quella che non è deragliata nel più grossolano relativismo o nel violento statalismo post-rivoluzionario, sia proprio dovuta alla congiunzione tra persona, pietas e logos e alla convinzione che il progresso non è solo un’idea ma una concreta possibilità legata alla capacità operativa dell’uomo – ossia l’idea che ragionevolmente, e tra mille difficoltà e cadute, si proceda verso il “meglio”. Ecco, alla luce di tutto ciò, si può forse azzardare il giudizio che Papa Francesco sia stato un Papa anti illuminista (a dispetto delle grida di progressismo!). L’insuperabile codificazione dell’Illuminismo ci deriva, come sempre, da Kant: l’Illuminismo è “l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità”, è il coraggio di voler sapere, la capacità di rendersi autonomi, come individui, attraverso la propria intelligenza e il proprio impegno, l’idea di poter migliorare la propria condizione grazie alle proprie capacità. Insomma, vi è in questa definizione tutto ciò di cui c’è bisogno per farci capire che l’uomo può prendere in mano il proprio destino e decidere di emanciparsi verso il meglio, in libertà e rispettando la libertà degli altri di fare lo stesso.
Non vi è nulla, in questa prospettiva, che possa far evocare un profetismo della povertà, un eroismo degli ultimi, un messianesimo di coloro che sono considerati gli scarti della società. Non vi è nulla di rancoroso o risentito. Non vi è neppure la volontà genericamente ecologista-panteista di “conservare” il Creato, vi è invece quella di modificarlo secondo ragione, secondo la ragione, le abilità e le forze che Dio ci ha dato. Per rendere il Creato un po’ più simile a chi Lui avrebbe creato a propria immagine e somiglianza: ossia la persona umana. E il tutto con impegno e dedizione, così come con pietà e carità verso chi non ce la fa, verso chi non ce la può fare e che sta lì come monito di ciò che vi è se non vi è progresso (visto che la povertà di ogni genere è lo stato naturale dell’uomo) e come invito a prendersi cura. Il libero mercato e il capitalismo, così violentemente osteggiati da Francesco, sono frutto di questo Illuminismo (non serve qui rievocare Voltaire e la borsa di Amsterdam), di questa volontà di capire il mondo e di trasformarlo. E la persona, l’individuo che opera questa trasformazione, è frutto intero e indiscutibile del cristianesimo e della sua ragionevolezza.
San Francesco si è spogliato di tutto, rifiutando la sua schiatta paterna di mercanti. Ma senza i mercanti, e la ricchezza da loro generata, dove sarebbe la bellezza della Chiesa? Le sue cattedrali, le sue statue, le sue basiliche, i suoi affreschi? Forse non è questa la Chiesa dei Francesco. Ma non è forse anche attraverso la bellezza che la Chiesa ha comunicato la sua Verità e il suo universalismo? Non è forse anche attraverso la bellezza che la Chiesa ha comunicato quello che è forse il suo principale vascello di fede, ossia la speranza?