Giorgio Fidenato nei suoi poderi di Arba (Foto da Fecebook)

Chi è l'agricoltore che ha sfidato il paese del No. E ha vinto

Valerio Valentini

Nei suoi campi di Arba, a Pordenone, Giorgio Fidenato ora potrà finalmente coltivare il suo mais MON810

La sentenza è di quelle destinate a fare storia. La Corte di Giustizia europea per la prima volta boccia il divieto assoluto dell'Italia (e non solo) sull'utilizzo degli ogm. Gli Stati dell'Ue, hanno stabilito i giudici di Lussemburgo, non possono adottare misure di emergenza che riguardano alimenti e mangimi geneticamente modificati senza che sia evidente l'esistenza di un grave rischio per la salute o per l'ambiente. Se non è certo che gli ogm sono nocivi, insomma, non possono essere messi al bando. 

 

La sentenza riguarda il caso di Giorgio Fidenato, il coltivatore friulano che aveva deciso di coltivare nel suo podere di Arba, in provincia di Pordenone, il mais MON810. Facendolo, però, aveva violato un decreto interministeriale varato in Italia nel luglio del 2013. "Un decreto che salvaguarda il nostro paese dall'omologazione", lo aveva definito all'epoca Nunzia De Girolamo, titolare del dicastero delle Politiche agricole del governo Letta. Da allora Fidenato, agricoltore con un breve passato nella Lega Nord e poi fondatore del Movimento Libertario, si era intestardito in una battaglia solitaria (o quasi) che a tutti sembrava destinata a risolversi in una inevitabile sconfitta. Lui invece non ha mai mollato, convinto com'era di avere, dalla sua parte, "il diritto e la legge naturale". E ha avuto ragione.

 

Le convinzioni del governo italiano sono state infatti smentite in toto, dalla Corte di Giustizia. Che ricorda come, in quel luglio del 2013, contestualmente all'approvazione del decreto sugli ogm, il governo Letta aveva chiesto alla Commissione europea di adottare misure di emergenza alla luce di alcuni nuovi studi scientifici realizzati da due istituti di ricerca italiani. Ebbene, scrivono ora i giudici che "sulla base di un parere scientifico emesso dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), la Commissione ha concluso che non vi erano nuove prove scientifiche a supporto delle misure di emergenza richieste che fossero capaci di invalidare le proprie precedenti conclusioni sulla sicurezza del mais MON 810. Nonostante ciò, nel 2013 il governo italiano ha adottato un decreto che vietava la coltivazione del MON 810 nel territorio italiano".

 

Non solo. La Corte ricorda anche "che tanto la legislazione alimentare dell'Unione quanto la legislazione dell'Unione concernente gli alimenti e i mangimi geneticamente modificati sono volte ad assicurare un livello elevato di tutela della salute umana e degli interessi dei consumatori, garantendo al contempo l'efficace funzionamento del mercato interno, del quale la libera circolazione degli alimenti e dei mangimi sicuri e sani costituisce un aspetto essenziale". La Corte ha infine fatto chiarezza anche sul rapporto tra scrupolo preventivo e divieti, colpendo indirettamente uno dei capisaldi della retorica ambientalista e pseudosalutista nostrana. Sanciscono i giudici di Lussemburgo: "Il principio di precauzione, che presuppone un'incertezza sul piano scientifico in merito all'esistenza di un certo rischio, non è sufficiente per adottare tali misure". Sembra proprio che Fidenato potrà finalmente coltivare il suo mais.

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