Nessuno se li fila, i vini dolci, e quindi entra in gioco anche il piacere dello snobismo, in me trainante
Il Natale rinchiuso nel mio comune di residenza, lontano dal mio sangue, dalle mie radici e dal mio futuro, è una prospettiva amara, devo dunque sbrigarmi ad addolcire la situazione. Non lo faccio coi dolci, lo faccio coi vini dolci. Nessuno se li fila e quindi entra in gioco anche il piacere dello snobismo, in me trainante. Nessuno se li fila, né fra i bevitori di alto livello, perché nei decenni scorsi troppi simil-passiti simil-Pantelleria hanno sputtanato l’intero scaffale, né fra i bevitori di basso livello, perché la loro voglia di zucchero è ampiamente soddisfatta dall’ignobile spritz se non dal prosecco che, non mi stancherò mai di ricordarlo, davvero secco non lo è mai. Che poi la dolcezza è un mondo e un mondo variegatissimo a dispetto degli innumerevoli manichei del vino (quelli che il vino è dolce o secco, quelli che il vino è bianco o rosso, quelli che il vino è naturale o convenzionale…).
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