Vivere felice cent'anni? Mangia tuberi e vestiti di stracci, lo dice la scienza
Studi accademici, di cui non sentivamo il bisogno, hanno dimostrato che siamo al mondo per indossare abiti vecchi e non andare da nessuna parte, nutrendoci di radici e se sapremo guardare al bicchiere mezzo pieno, invecchieremo più a lungo e con un sorriso ebete sulle labbra
E così, alla fine, il senso della vita consiste nel vivere poveramente e sopportare le sofferenze. Non lo dice Zenone né San Francesco ma è quanto emerge dal combinato disposto fra due recenti ricerche scientifiche: una dell’Università di Boston, che ha concluso oltre mezzo secolo di analisi sulla correlazione fra longevità e ottimismo; l’altra, dell’Università di Leeds, che ha enucleato le sei attività tramite cui gli esseri umani possono salvare il pianeta col proprio stile di vita. Pubblicati quasi in contemporanea benché indipendentemente, i risultati delle due indagini ci rivelano come vivere felici, a lungo e in maniera benefica.
Non si può dire che i ricercatori bostoniani ci abbiano svelato qualcosa che già non sospettassimo, fra luoghi comuni e congetture empiriche. In sintesi, i dati considerati dal 1961 a oggi rivelano che i pessimisti accumulano maggiore stress riguardo agli eventi della propria vita, impiegano più tempo a riaversi dalle avversità e rosicano al punto da accorciarsi l’esistenza, oltre a incupirsela. Gli ottimisti invece non si crucciano troppo dei contrattempi, minimi o massimi che siano, se la spassano di più e campano cent’anni. Quanto al motivo per cui una persona sia ottimista e un’altra pessimista, l’Università di Boston non si avventura a spiegarlo.
Be’, grazie, verrebbe da rispondere. Non fosse che nel frattempo le notizie da Leeds ci illustrano come in piena catastrofe ambientale – per quanto la pandemia prima e la guerra poi abbiano fatto retrocedere l’emergenza ecologica a un poco onorevole terzo posto – possiamo fare qualcosa di concreto per allungare di qualche secolo la vita, non nostra ma del pianeta, abbassando la temperatura globale di un grado e mezzo. Mangiare verdure, comprare massimo tre indumenti all’anno, tenere gli elettrodomestici per almeno sette anni, prendere l’aereo ogni tre anni (ogni otto se si va oltreoceano), disfarsi di automobili e moto, far passare la propria casa a fonti di energia verde.
Be’, grazie, verrebbe da rispondere anche qui. La rilevanza tuttavia di entrambe le ricerche, la loro mirabile consonanza, è che si vantano di avere per la prima volta dimostrato scientificamente ciò che prima era lasciato al fallace intuito, alla discussione astratta: come facciamo a vivere meglio e che ruolo abbiamo nell’universo. Sintetizzando, siamo al mondo per indossare abiti vecchi e non andare da nessuna parte, nutrendoci di radici; potrebbe sembrare ardimentoso ma, se sapremo guardare al bicchiere mezzo pieno, invecchieremo più a lungo e con un sorriso ebete stampato sulle labbra. Insomma, se vi si scassa la lavatrice dopo tre anni e dovete aspettarne quattro prima di sostituirla, l’importante è non arrabbiarsi e confidare di avere ancora margine per comprare un altro ricambio entro dicembre, sapendo che il pianeta ve ne sarà grato quando sarete sottoterra. Qualora invece vi irritasse l’idea di non poter andare in vacanza per anni e di dover raggiungere qualsiasi vostra meta a piedi, la colpa è vostra: siete pessimisti, quindi schiatterete prima.
Sottovalutata quantunque, si tratta di una svolta epocale. Per duemilacinquecento anni o forse più il compito di indurre l’uomo alle pratiche del buon vivere era infatti lasciato alla filosofia la quale, non essendo una scienza esatta, si rifugiava in speculazioni contraddittorie, in aforismi a effetto che non risolvevano mai nulla. All’improvviso però è bastato far due conti per capire cosa fare e cosa no, allo scopo di garantirsi felicità, longevità e armonia cosmica: tre mete verso cui il genere umano ha da sempre teso invano ma che da questa settimana sono a disposizione. Organizzatevi, basta adeguarsi. Se invece, dopo aver letto i risultati di queste ricerche, continuerete ad arrabbiarvi perché siete imbottigliati nel traffico, anziché abbandonare seduta stante l’automobile e correre a morsicare fogliame vestiti di stracci, è perché non siete abbastanza ottimisti da desiderare di vivere una lunghissima e felicissima vita di stenti.