l'intervista
Alle dipendenze della food blogger Benedetta Rossi: “Ai giovani serve una chance”
Dai banchi al lavoro, le esperienze dei giovani nell'avventura lavorativa in cucina: "Qui è tutto fattuale, hai un riscontro vero – dice Lorenzo – quello che vedi nella scuola non sempre è quello che poi incontri nella vita"
Oltre quattro milioni di follower su Instagram, otto milioni su Facebook, tre milioni su YouTube. Non parliamo di una rockstar, ma di Benedetta Rossi, la food blogger più conosciuta e presente nelle cucine italiane. Un fenomeno che, oltre al popolo della rete, abbraccia quello di chi Internet lo frequenta meno: le persone di una certa età o i bambini attratti dalla figura materna che la Rossi incarna. Benny è sui social come nella vita normale: semplice, senza sovrastrutture, spesso in compagnia di Marco, marito e compagno di avventura. I due si sono accorti che il loro lavoro sarebbe meno efficace se non fosse proiettato nel futuro. Ecco spiegato il progetto formativo che stanno curando in ogni minimo dettaglio.
“Con il crescere della popolarità di Benedetta – ci spiega Marco – abbiamo avvertito la necessità di essere aiutati, nelle varie trasmissioni, a realizzare contenuti, coinvolgendo alcuni giovani nel nostro mondo e offrendo loro una possibilità”. Marco e Benedetta perciò contattano l’Istituto alberghiero “Ezio Tarantelli” di Sant’Elpidio a Mare riuscendo ad accreditarsi come soggetto di alternanza scuola-lavoro. La collaborazione prende forma e, per un paio d’anni, i ragazzi coinvolti aumentano. “Ci siamo accorti – continua Benedetta – che avevamo giovani bravi, volenterosi e desiderosi di imparare: ci sarebbe spiaciuto perderli. Bisognava trovare una modalità”. Sarà la pandemia ad aprire, per assurdo, uno spiraglio. I ragazzi diplomati presso gli istituti alberghieri avevano grandi difficoltà a trovare un lavoro con i ristoranti chiusi, mentre per Marco e Benedetta il lavoro aumentava, visto il grande utilizzo della rete. “Noi avevamo bisogno di figure giovani e dinamiche, i ragazzi avevano necessità di lavorare e così abbiamo deciso di offrire un contratto a tre di loro”.
I primi sono Michele e Daniele che oltre a curare la “cucina di back” durante i programmi televisivi di Benedetta, sono formati nell’ambito della fotografia, video editing, scrittura e produzione di contenuti. Un’esperienza esaltante che ha permesso ai tre giovani di creare un loro soggetto digitale: “Buon’idea”, contenitore social di ricette.
Benedetta e Marco credono profondamente nei giovani, trovano che su di loro ci sia una narrazione sbagliata. “Sono molto più curiosi e con voglia di fare di quello che noi pensiamo. Hanno solo bisogno di una possibilità”, dice Benedetta. “Spesso la scuola è rimasta un po’ indietro, gli adulti non accettano nuove forme di linguaggio. Li sottovalutiamo perché non capiamo la loro velocità di pensiero”.
E i ragazzi cosa hanno scoperto in questa avventura? “Ho incontrato delle persone che sento molto vicine al mio mondo – dice Daniele, tra i primi a collaborare con Marco e Benedetta –, capaci di parlare la mia stessa lingua”. “La Benedetta che vediamo tutti i giorni è la stessa che seguivo sui social”, continua Michele, altro giovane collaboratore. “Partecipiamo a tutti i momenti del suo lavoro, anche quelli inevitabili di stanchezza, perché passiamo tante ore fianco a fianco”.
Con Daniele e Michele c’è anche Lorenzo. I tre amici vivono insieme una realtà lavorativa originale perché Marco ha attrezzato degli uffici dove i tre lavorano per obiettivi, senza orari troppo rigidi, “perché loro sono dei creativi e chi crea deve poterlo fare quando è ispirato”.
Ciò che emerge nel discorrere con i ragazzi è una enorme frattura tra quello che la scuola insegna e la realtà, il mondo. “Qui è tutto fattuale, hai un riscontro vero – dice Lorenzo – quello che vedi nella scuola non sempre è quello che poi incontri nella vita”. E per Benedetta e Marco cosa significa educare? “Lasciare loro un’impronta. Vorrei che loro prendano come esempio la mia esperienza: con la curiosità, la perseveranza e tanto lavoro si può arrivare a fare grandi cose”.
Come il libro appena giunto in libreria, il settimo di Benedetta, edito da Mondadori, che raccoglie ricette, storie, consigli per vivere la cucina quotidiana. In questi anni ha venduto un milione e duecentomila copie. “Quello dei libri è un altro modo per stare vicino alle persone che mi seguono e mi vogliono bene. ‘Benvenuti in casa mia’ nasce per rispondere a una necessità dei nostri tempi: risparmiare”. “Per il futuro più lontano – continua Marco – vorremmo essere una realtà che aiuta altri a emergere e siamo prossimi ad autoprodurre il programma che Benedetta fa da anni”. E i ragazzi cosa vedono nel proprio futuro? “Qualche anno fa ti avrei risposto ‘non so’ – dice Daniele – oggi dico che voglio continuare questa avventura: intrecciare le mie passioni con il mio lavoro”.