La frittata di cipolle è diventato un prodotto scarso, e quindi di lusso
I due ingredienti principali della specialità della gastronomia casalinga stanno diventando beni strategici la cui scarsità provoca agitazioni geopolitiche e l’interesse della criminalità organizzata. Contrabbando di cipolle in Asia e di uova in America
Dopo il gas, il petrolio, il litio, le terre rare, i chip, adesso tocca occuparci anche di un altro bene di consumo che rischia di diventare sciaguratamente scarso: la frittata con le cipolle. Che anche questa specialità della gastronomia casalinga stia diventando un prodotto strategico la cui scarsità provoca agitazioni geopolitiche e l’interesse della criminalità organizzata può sembrare una battuta, ma corrisponde a una curiosa attualità, anche se a voler essere precisi l’allarme va sdoppiato. L’ingrediente cipolla, infatti, in questo momento è un problema nelle Filippine; l’ingrediente uova negli Stati Uniti. Ma l’effetto è lo stesso.
Per l’Asia, in realtà, non è una novità, vista l’importanza che le cipolle hanno nella dieta di paesi sovrappopolati. E’ stato coniato addirittura il termine “onionomics”, per descrivere il modo in cui in India il risultato delle elezioni può essere determinato dal prezzo dell’ortaggio, in modo analogo a ciò che in altri sistemi politici può avvenire con la benzina. Ma nelle Filippine adesso si è arrivati al punto che le cipolle sono diventate più care della carne: l’equivalente di undici dollari al chilo, mentre un pollo intero costa 4 dollari, e il salario minimo è di 9 dollari al giorno. Addirittura, all’inizio dell’anno sono state intercettate cipolle per un valore di 310 mila dollari contrabbandata dalla Cina, nascoste tra i vestiti. In molti si sono messi a regalare cipolle al posto dei cioccolatini, i filippini all’estero ne fanno incetta, molti ristoranti la stanno eliminando dalle ricette, e qualcuno ha iniziato a sostituirla con una verdura autoctona che si chiama lasona (anche se ha un sapore un po’ differente ed è grande come un chicco d’uva). Al cattivo raccolto si sono aggiunti i danni prodotti da un tifone tra agosto e settembre. Il tutto è occasione di perfida ironia nei confronti del presidente Ferdinand Marcos Junior (che è anche ministro dell’Agricoltura). Figlio del dittatore filippino, aveva detto che il regime del padre era stato calunniato, mentre in realtà era una età dell’oro che lui avrebbe resuscitato: “Intanto, ha trasformato in oro le cipolle”, è il commento sarcastico.
Quanto alle uova, il problema negli Stati Uniti è invece una persistente epidemia di influenza aviaria, combinata con l’aumento dei costi di mangime, carburante e manodopera. I prezzi sono così più che raddoppiati: del 59,9 per cento tra dicembre del 2021 e dicembre del 2022, e dell’11 per cento solo a dicembre, secondo gli ultimi dati del Bureau of Labor Statistics (Bls). Ovviamente, ciò sta mettendo sotto pressione sia i budget dei consumatori sia i prezzi di ristoranti, panetterie e altri produttori di alimenti che fanno molto affidamento sulle uova. Ma negli Stati Uniti, per chi sta a distanza utile, c’è l’antica tradizione di andare oltre il confine messicano o canadese, per trovare ciò che in casa è difficile da reperire. Al tempo del proibizionismo gli americani passavano così la frontiera per andarsi a ubriacare, più di recente dal Messico è passato il narcotraffico, adesso c’è gente che va a fare incetta di uova. A Ciudad Juárez, è possibile acquistare una scatola di 30 uova a soli 3,40 dollari, secondo il sito web di Border Report. Un vero affare rispetto a quanto costano negli Stati Uniti, dove si può arrivare amche a 8 dollari. Solo che anche questo è contrabbando: i sequestri di uova crude al confine sono aumentato del 108 per cento in quattro mesi. Non si rischia il carcere, ma le multe possono arrivare fino ai 10 mila dollari.