il caso
Giornali eterodiretti dalla Coldiretti
L'Ue che vieta l'insalata in busta, che ci fa mangiare insetti e carne sintetica, la Dieta mediterranea "sotto attacco" di una specie di piano Kalergi per la sostituziona agroalimentare. Allarmismo, antieuropeismo, complottismo e numeri falsi. Perché i media italiani abboccano alle bufale coldirettiste?
“L’Unione Europea cancella le insalate in busta”. Giornali e tg hanno subito rilanciato l’allarme di Coldiretti che durante la fiera “Tuttofood” denuncia il nuovo assurdo divieto europeo sugli imballaggi che toglie dai supermercati l’insalata in busta, i cestini di fragole, le arance in rete e le confezioni di pomodorini al di sotto di 1,5 kg. Per poi scoprire, come ha spiegato sul Foglio Michele Masneri, che la notizia è vecchia (risale a novembre), il regolamento è solo una proposta e l’obiettivo è introdurre imballaggi riciclabili e non “cancellare dagli scaffali l’insalata”. Ma è proprio questa la potenza del Coldirettismo.
La stessa influenza che la Coldiretti ha sulla politica e sul ministero dell’Agricoltura, qualsiasi sia il colore politico, basti pensare alla campagna trasversalmente condivisa dai partiti contro la carne sintetica, ce l’ha sui media. Lancia un allarme, nella consapevolezza che tutti i media lo prenderanno sul serio e lo rilanceranno sic et simpliciter, senza alcun controllo. Come se la Coldiretti fosse l’Ansa. C’è sempre un “attacco all’Italia” da parte di multinazionali ed entità straniere o un “allarme” che arriva dall’estero, che i media ripropongono con lo stesso sensazionalismo e senza alcuno spirito critico.
La difesa del vino dal “terrorismo”, il no “a larve e grilli”, l’opposizione alla “carne sintetica” e al “latte sintetico”, l’invasione dell’olio tunisino e delle arance marocchine... la Coldiretti ritiene che l’Unione europea stia sferrando un “attacco al Made in Italy a tavola tra normative ideologiche e follie senza freni che rischiano di stravolgere per sempre lo stile alimentare della Dieta Mediterranea e il sistema produttivo nazionale basato sulla qualità e su tradizioni millenarie”. Si tratta di un delirio complottista, una sorta di piano Kalergi agroalimentare, che se pronunciato dal ministro Lollobrigida desterebbe scandalo, e invece sbandierato dalla Coldiretti sembra normale.
Anche i numeri dell’associazione vengono diffusi senza alcun vaglio, come se fosse l’Istat o la Banca d’Italia. I media rilanciano la tesi coldirettista secondo cui “il cibo è diventato la prima ricchezza dell’Italia per un valore di 580 miliardi di euro nel 2022, quasi un quarto del pil nazionale”. Nessuno si chiede da dove venga una cifra così inverosimile. Probabilmente è il dato dell’Istat sulla filiera agroalimentare che parla di “un fatturato di 577 miliardi di euro”, ma non ha a vedere nulla con il pil che misura il valore aggiunto: e infatti per l’Istat il valore aggiunto della filiera agroalimentare è di 126 miliardi, ovvero 4,5 volte in meno. Confondere fatturato e pil è un imbroglio o errore da principianti.
Nessuno nei giornali si chiede se le cifre siano vere e se ogni allarmismo sia fondato. Quando si parla di cibo e “Made in Italy” agroalimentare i media italiani abbassano la guardia. E finiscono eterodiretti dalla Coldiretti.