abitudini alimentari

Italiani, pentitevi finché siete in tempo e tornate alla bevanda nazionale: il vino

Camillo Langone

L'estate sta finendo, le temperature si abbassano ed è di nuovo il momento del rosso. Rimedio sovrano alla piaga degli psicofarmaci

Adesso non avete più scuse. L’estate è l’alibi perfetto per un popolo di finti bevitori (di finti bevitori di vino) come quello italiano: fa caldo, si suda, lo consigliano anche i medici, è il momento dell’acqua… Bugiardi! Oltre che finti bevitori di vino anche finti salutisti. Perché poi li vedi fra banconi e tavolini che tracannano birra, la squallida cervogia con cui sudano ancor più. O pozioni colorate ma pur sempre alcoliche e in più zuccherose, zuccherate, per un attacco concentrico al fegato. Il risultato eccolo: “Eccedenze record. In Italia non c’è mai stato così tanto vino in cantina come dal 2000 a oggi. Secondo l’analisi Uiv e Vinitaly, la vendemmia 2023 si apre con una giacenza di vino in cantina pari a 45,5 milioni di ettolitri, l’equivalente di oltre 6 miliardi di potenziali bottiglie” (Italia a Tavola). Insomma un disastro. Per l’economia, e questo non c’è bisogno di spiegarlo, e per l’identità nazionale, e questo devo spiegarlo sempre avendo come connazionali degli zucconi: il nome originario dell’Italia è Enotria, non Beerland…

Ma adesso l’estate sta finendo, come cantava e canta Johnson Righeira (ora anche vignaiolo, produttore di un Erbaluce di Caluso in anfora!), le temperature si abbassano, è di nuovo il momento del rosso. Che è il vino per eccellenza e non lo dicono soltanto Mauro Corona e le parigine Anne Berest, Caroline De Maigret, Audrey Diwan, Sophie Mas (al cui esempio di stile sono molto più sensibile che a quello potatorio di Corona). Lo dicono innanzitutto gli archeo-enologi: a Gerusalemme, in quella famosa cena di duemila anni fa, il vino era rosso. L’unico colore del vino di Palestina e l’unica bevanda paragonabile al sangue. 

E se non si abbassano abbastanza, le temperature, o addirittura si rialzano per colpa dell’anticiclone illogicamente chiamato Bacco (Odino dovevate chiamarlo, come il dio della birra), comunque è settembre, tempo di andare e di vendemmiare, e il vino ormai riempie l’aria oltre che le cantine. Tempo di rimediare stappando. Quello del calo dei consumi è uno strazio pluridecennale, anzi epocale. “Si beve troppo poco vino, in Italia. Bisogna quindi indurre la gente a bere di più per giovare all’economia della nazione”, scriveva Paolo Monelli già nel 1963. Eppure erano ancora anni buoni. Nei Sessanta il consumo di vino si era ridotto di poco rispetto ai primi anni del Novecento, anni di ebrezza se non di etilismo di massa, mantenendosi tuttavia sopra i 100 litri pro capite. La caduta avvenne nei Settanta, anni di piombo e di eroina. Il crollo è oggi: per il 2023 si ipotizzano 27,8 litri pro capite. Perfino la Slovenia ci ha superato. Che vergogna. E dunque si capisce come per ogni italiano, bambini compresi, ci siano nelle cantine delle aziende vinicole cento bottiglie invendute. E chissà quante altre nelle enoteche, nei ristoranti, nelle cantinette private... E dunque si capisce ciò che alcuni vignaioli mi dicono sottovoce, dietro promessa di non fare il loro nome: guarda che il calo produttivo per la peronospera di quest’anno non è un male del tutto, non avremmo neanche saputo dove metterlo il vino… Io mi commuovo quando penso ai miei vignaioli, imprenditori senzatetto come li definisce il produttore mantovano Luca Francesconi, schiacciati fra crollo dei consumi, mancanza d’acqua (che senza dighe non si sa nemmeno dove andare a prendere), abbondanza di grandine, cinghiali sacri e intoccabili, storni sacri e intoccabili, peronospera non ancora sacra ma sulla via dell’intoccabilità siccome leggi e norme varie limitano l’uso dei fungicidi...

Italiani, pentitevi finché siete in tempo! Finché ci sono dei vignaioli che si sacrificano per voi! Tornate alla bevanda nazionale, rimedio sovrano alla piaga degli psicofarmaci!

 

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).