Muri, migranti ed ecologia per iniziare la Mostra del cinema di Venezia
Anteprima con “Rosita” di Ernst Lubitsch, gran film muto del 1923. Ante-anteprima all’Arsenale con “Dunkirk” di Christopher Nolan
Muri, migranti, la globalizzazione, l’ecologia. Il film che inaugura la Mostra – e primo titolo del concorso – non si fa mancare niente. Neanche un po’ di fantascienza – leggi: scienza da laboratorio prossima futura – e il divertimento procurato dai giganti e dai lillipuziani, già sfruttato da Jonathan Swift nei “Viaggi di Gulliver”. L’irlandese, nel 1726, aveva già seppellito sotto una risata anche i tentativi di migliorare o salvare il mondo: sapeva che fanno più danni di quelli che vogliono evitare. “Downsizing” è il titolo scelto da Alexander Payne (un pensierino ogni tanto correva a “La La Land”, apertura festosa dell’anno scorso). Ricorda le riduzioni di personale – già lo spettatore è pronto con l’indigno. Qui sta per la procedura che riduce gli umani a 12 cm di altezza. Meno spreco di risorse, meno spazzatura, meno consumo di suolo. Si ingigantiscono invece i risparmi: non bastano per un mutuo “normale”, consentono tra i nanerottoli una casa di bambola in stile vecchia Inghilterra, con tennis e piscina. E’ lo stesso regista di “Sideways”, “A proposito di Schmidt” e “Nebraska”? Sì, ma non si fa riconoscere. Sceglie Matt Damon come suo eroe, marito che intende farsi miniaturizzare con la consorte Kristen Wiig. Lei si tira indietro, il film che era cominciato illustrando la nuova vita da ricchi ha un inciampo. Ne avrà altri, dopo essersi ripreso, e ricadrà di nuovo, fino a un finale che tarda ad arrivare (lo sceneggiatore e regista, a furia di aprire parentesi, non riesce a chiuderle tutte). “Sicuri che voi minuscoli dovreste avere un voto come noi?” sbraita il barista che al cinema è sempre la voce del populismo. Insiste: non contribuite all’economia e non pagate le tasse. Si lamentano anche in tv: e se poi Israele miniaturizza i palestinesi?
Anteprima con “Rosita” di Ernst Lubitsch, gran film muto del 1923. Ante-anteprima all’Arsenale con “Dunkirk” di Christopher Nolan. Tra i tanti a godersi film e freddino c’erano Antonio Monda con il nipote Maurizio, che ha già lavorato con Wes Anderson e Saverio Costanzo. C’era Piera Detassis, direttore di Ciak in Mostra, il daily free press indispensabile con tutti i film della giornata e tante chicche gustose, oltre al borsino dove una rosa di critici dà il voto a ogni titolo in concorso per il Leone d’oro. Imperdibili le vignette di Stefano Disegni, che concia alla grande certi film con troppo sopracciò.
Tra gli spazi per incontri, interviste, rinfreschi, il più accogliente visto finora è la Casa Pegaso in Via Candia, gestita con la solita grazia ed efficienza da Maria Paola Piccinin. Nello spazioso, ombreggiato giardino della villa c’era Susanna Nicchiarelli (abito fantasia tipo Missoni senza maniche e sandali neri) e l’attrice protagonista del suo film “Nico-1988” Trine Dyrholm (di nuovo bionda – nel film è mora con i capelli spettinati dell’icona Nico – completo pantalone di seta nera con inserti bianchi sulla camicia) in un round-table al fresco con un nugolo di giornaliste.
Scrive Deadline che Alexander Payne si è dovuto far ritoccare lo smoking prima di partire per il Lido. “Si gode la vita, eh?”, gli ha detto il sarto. “Shut up!”, gli ha risposto il regista. Payne resterà 36 ore, poi dopo la grande cena offerta da Vanity Fair a Ca’ Rezzonico in suo onore, volerà al festival di Telluride e poi in Grecia dalla moglie incinta. A proposito della polemica Netflix & Co. contro gli studios tradizionali, ha detto: “I registi non faranno gli schizzinosi pur di trovare i soldi per realizzare i loro progetti. Però nulla fa l’effetto di un film proiettato sul grande schermo; e poi devi pur portare in qualche luogo una ragazza il sabato sera”.
Politicamente corretto e panettone