Il cinema!!!!! di Guillermo del Toro e i sandali sbagliati di Jasmine Trinca
La mostra al lido tra film ecologisti e cene sulla spiaggia
THE SHAPE OF WATER di Guillermo del Toro (concorso)
Cinema!!!!! Classe, ironia, un mostro anfibio goloso di uova sode di cui innamorarsi, citazioni da King Kong e dai grandi musical, dialoghi strepitosi. Il regista messicano ha scritto il film con Vanessa Taylor (complimenti alla ragazza). La sua bravura visionaria risplende nella favola che omaggia “Il mostro della Laguna Nera”, horror girato da Jack Arnold nel 1954. All’uscita, un tizio pontificava “Gli manca qualcosa per essere un capolavoro”. Invece di menarlo, abbiamo pensato: “Ve le meritate le due ore sui migranti di Ai Weiwei”.
FIRST REFORMED di Paul Schrader (concorso)
Dialogo sulle Sacre Scritture e l’ecologia. “Dio non può volere la distruzione del mondo”, dice il prete riformato quasi convertito al terrorismo verde. Risposta: “Lo ha già fatto una volta, ai tempi del diluvio”. Unico momento memorabile in un film che pare un radiodramma, tanto è verboso. Ethan Hawke non invecchia mai, ha firmato un patto con il diavolo. Il regista si lancia in svolazzi poetici e kitsch alla Terrence Malick.
THE INSULT di Ziad Doueiri (concorso)
Film da dibattito, congegnato con molta attenzione ai messaggi e nessuna alla credibilità di personaggi e trama. Segue sbadiglio. Il litigio per futili motivi tra un meccanico cristiano e un operaio palestinese – i rifugiati in Libano sono il 10 per cento della popolazione – arriva in tribunale. Gli animi si infiammano. Gli avvocati rispettivi – scopriamo dopo un po’ – sono padre e figlia, fiera sostenitrice della causa palestinese con la motivazione “hanno tanto sofferto”.
NICO, 1988 di Susanna Nicchiarelli (Orizzonti)
Via dalle sezioni del Pci e dai romanzi di Walter Veltroni. Trine Dyrholm rifà benissimo Nico, modella e attrice nei film di Andy Warhol, cantante in un album dei Velvet Underground, amica di Lou Reed, ricca di celebri fidanzati. Molto voyeurismo sull’angelo biondo ormai sfatto e grassoccio, poca sceneggiatura.
Mariarosa Mancuso
Tutto è filato liscio alla serata inaugurale: il madrino Alessandro Borghi in smoking ha fatto il suo discorso senza papere e bene, il presidente Sergio Mattarella ha avuto la standing ovation. La figata nuova è che ora la traduzione inglese dei discorsi è sullo schermo, saltano le consecutive e i blabla di rito sorbiti in due lingue.
Scommettiamo che sia un’idea del presidente Paolo Baratta; con la sua nota efficienza anglosassone, ha parlato per 4 minuti spaccati. Sul Red Carpet sfilavano regista e star di “Downsizing”, film d’apertura: Alexander Payne, Matt Damon (star anche di “Suburbicon” di George Clooney, in arrivo il weekend) con la moglie argentina Luciana Barroso, in lungo abito rosso strapless con V profonda sulle sise, e l’ironica Kristen Wiig (“Le amiche della sposa”).
Alla cena sulla spiaggia, buffet di lusso abbondantissimo; tra gli ospiti, il ministro-diva Maria Elena Boschi, Salvo Nastasi con Giulia Minoli, Antonia Monda con la splendida amica d’infanzia Laura Balsano, Renato Brunetta e Tommasa Giovannoni Ottaviani in abito blu con sciarpa verde, Marina Ripa di Meana era una nuvola rosa con cappellino in tinta a spirale, stile Guggenheim di New York, con lo stilista Vittorio Camaiani, Adriana Sartogo, la produttrice Tilde Corsi, Tiziana Rocca e Giulio Base.
La presidente della giuria Venezia 74 Annette Bening era in nero mezz’età boring; il suo discorsetto femminista banalmente condivisibile. L’attrice francese Anna Mouglalis batteva tutti (tranne la Boschi): un fisico flessuoso in bianco lungo, colore che dominava negli abiti femminili.
Fantastica la mise del giurato taiwanese Yonfan: lunga palandrana beige, sciarpa lunga di seta viola, gilet, cappello di paglia, grande ventaglio nero con righe rosso e viola.
La giurata Rebecca Hall (“Vicky Cristina Barcellona”) era in bizzarro abito nero lungo, costellato di piccole decorazioni pendenti stile albero natalizio.
Jasmine Trinca era pure lei in bianco lungo, malconsigliata per i sandaloni ingombranti con tacco a tronco d’albero quadrato, ghetto-style anni 80.
Il giorno dopo al Harry’s Bar c’erano Daniela Santanché, Dimitri d’Asburgo Lorena, Lillio e Maria Pia Ruspoli, e lo scrittore Francesco Cataluccio con l’Elefantino, camicia lampone, braghe bianche, cappello di paglia colombiano.
Politicamente corretto e panettone