MORTO STALIN SE NE FA UN ALTRO
Di Armando Iannucci, con Steve Buscemi, Jeffrey Tambor, Olga Kurylenko, Michael Palin
La cancellazione di Kevin Spacey da “Tutti i soldi del mondo” (vedi a fianco) ricorda i sovietici che facevano sparire dalle foto chi era caduto in disgrazia, a volte con goffi risultati: spuntavano mani o colbacchi in eccesso. Ne vediamo una serie nei titoli di coda di “Morto Stalin se ne fa un altro”, primo film di Armando Iannucci – scozzese nonostante il cognome – showrunner della serie Hbo “Veep-Vicepresidente incompetente”.
Prima c’era stata la versione britannica, sulla Bbc dal 2005 al 2012 con il titolo “The Thick of It”: intrighi governativi con il ministro di fantasia ma copiato dal vero, l’entourage pasticcione, lo spin doctor ispirato ad Alastair Campbell che lavorò per Tony Blair. Gli intrighi che seguirono alla morte di Stalin sono pane per i suoi denti. Intanto, si fa presto a dire morto. Per ora il padre della patria si trova sul pavimento nella sua dacia, incosciente e puzzolente “come un pisciatoio di Baku” (parole di Beria, che scriveva le liste di proscrizione e per un attimo teme di cadere in disgrazia; si porta avanti sottraendo certi documenti). Prima di prendere decisioni – anche solo chiamare un medico – bisogna riunire il Comitato Centrale e controllare se c’è il quorum. Medici bravi a Mosca non ce ne sono più, sono tutti stati arrestati per tradimento (volevano avvelenare Stalin, sicuro). Si vanno a cercare i dottori in pensione che passeggiano con il cane davanti alla statua di Stalin. Chiunque può immaginare, nell’Unione sovietica staliniana, come un poveretto si potesse sentire vedendo scendere da un paio di camionette uomini in divisa che lo rincorrevano.
L’umorismo e le battute sono british, anche se all’origine c’è la graphic novel francese di Fabien Nury e Thierry Robin (Mondadori Comics). Il successore Malenkov vorrebbe la stessa bambina con cui si fece fotografare Stalin (l’attore è Jeffrey Tambor, un altro da cancellare, a Hollywood: dopo l’accusa di molestie, passa un brutto momento la serie “Transparent”). Kruscev – strepitoso Steve Buscemi, audace e azzeccata scelta di casting – passa come gli altri metà del suo tempo a complottare. L’altra metà a guardarsi le spalle.
Politicamente corretto e panettone