Il nuovo Cinemino di Milano aperto grazie al crowdfunding
Una piccola sala con settantacinque posti, la zona è giusta e anche il nome. Certi film in programmazione però meglio dimenticarli
Le sale a Milano sono scandalosamente poche. Per morire di invidia basta guardare quanti cinema conta Ginevra (duecentomila abitanti circa), quale programmazione fanno, quanto gli spettatori di lassù siano affezionati alle versioni originale con sottotitoli. Da oggi a Milano c’è una sala nuova, nata dal crowdfunding.
Sulla piattaforma Starteed, 407 donatori hanno contribuito ai 40 mila euro finora spesi per trovare e attrezzare gli spazi: un bar aperto a tutti e una sala di proiezione per i tesserati (5 euro per un anno, prezzo fin troppo modico nella città delle pizzette meridiane riciclate come apericena). Era possibile aggiudicarsi anche una poltrona delle settantacinque a disposizione degli spettatori. Come si usa all’estero, con diritto di dedica e di targhetta.
La zona è giusta, al largo di Porta Romana (anche la Fondazione Prada si è piazzata da quelle parti, son cose che per i milanesi contano: svoltata la torretta di Prada si finisce in viale Ortles, noto una volta soltanto perché lì c’era il dormitorio pubblico, ora Casa dell’Accoglienza Enzo Jannacci). Giusto anche il nome: “Il Cinemino” (che aspettano a depositarlo, e a esportare il know how anche fuori Milano?).
La programmazione, va da sé, viaggia accompagnata dall’etichetta “di qualità”. Cinema d’essai sa troppo di muffa, neppure la Sala Beltrade – altro luogo a Milano dove si possono vedere film come “Victoria” di Sebastian Schipper, da non confondere con “Tutti gli uomini di Vittoria” by Justine Triet – osa farlo suo. Ha invece un “Cinecircolino” per i bambini, e mette a disposizione degli spettatori hipster una pompa e un kit per la riparazione delle biciclette. Il Mexico fa da padre nobile, con l’incessante programmazione di “The Rocky Horror Picture Show” che ne segnò la fortuna.
“Il Cinemino” apre oggi – per ora senza fringe benefit per i clienti in bicicletta – con i documentario “Faithfull” di Sandrine Bonnaire (poi andrà su Sky Arte HD). Seguiranno il film per bambini “Leo da Vinci - Missione Monna Lisa”, il documentario di Sophie Fiennes su Grace Jones (evocata nel bellissimo “Black Panther” di Ryan Coogler, esce la prossima settimana), un (altro) film su Nelson Mandela.
Insomma, un po’ di pop e un po’ d’impegno. Potrebbe anche funzionare, se non ci imbattesse, nella categoria “Riscoperti”, del film di Germano Maccioni “Gli Asteroidi”. Un film italiano – e neppure l’unico – che non si riesce a guardare senza sofferenza, e senza pensare “se il cinema è questo, forse lascio perdere”. Lo pensiamo noi, e lo pensano tanti spettatori, che invece vorrebbero vedere altri film come “Victoria” – quello diretto dal tedesco Schipper, non dalla francese Triet. Certi film è meglio dimenticarli, diseducano gli aspiranti registi. Son già troppi, e già tendono a trascurare la roba uscita prima di “Pulp Fiction”.
Effetto nostalgia