Sorrentino e i resti del berlusconismo (come se lo immagina un lettore di Repubblica)
Arrivano le prime immagini di “Loro”, l'ultimo lavoro del regista dedicato al Cav. Le avevamo già viste prima di vederle, figuriamoci il film
Fateci caso, quelli che si indignano quando giudicate un film prima di vederlo sono gli stessi che archiviano trent’anni di cinepanettoni come “orrendi”, senza neanche passare dal trailer. Ovviamente hanno ragione. Solo che funziona anche col film d’autore, specie quello fatto con l’algoritmo progettato da Paolo Sorrentino. Le prime immagini di “Loro” le avevamo già viste prima di vederle, figuriamoci il film.
Dovrebbe essere una specie di “Sunset Boulevard” del Cav., ma al momento risulta difficile immaginare qualcosa di più cupo, epico e epocale delle prime proiezioni al Senato. Così Sorrentino si butta sui resti del berlusconismo come se lo immagina (e se lo sogna ancora oggi di notte) il lettore di “Repubblica”. Ci sono le terrazze della “Grande Bellezza” con le escort alla sorrentina, cioè “sguardo assente dietro un vetro + musica elettronica + dissolvenza”), c'è il bunga-bunga psichedelico, c’è il lettone di Putin, c’è il Cav. ripreso di nuca, come da manuale di regia della Nouvelle Vague in salsa Mibact (le nuche sono del regista, le facce dell’attore). C’è la voce di Servillo che abbozza un orripilante accento meneghino ma che non creerà polemiche come il genovese-romanista di Luca Marinelli–De André, perché, si capisce, siamo nel grottesco, nell’arte, nella licenza d’autore, nella “poetica”, siamo nell'Oro dei David. C’è pure Dudù. Sui prestigiosi “Cahier du Cinéma” diventerà subito una palese citazione della cagnetta di “Umberto D”.
Mentre sfilano le immagini sorrentiniche non vediamo solo tutto il film ma anche gli editoriali “fusion” di Ezio Mauro, Travaglio, Cazzullo, con sconfinati pipponi sulla decadenza italiana, il postmoderno, “Drive-In”, il Milan di Gullit e Van Basten. Invece, dopo il risultato delle elezioni, l’unico film che potrebbe avere qualcosa a che fare col Cav. è “L’ora più buia” con Gary Oldman che fa Berlusconi vestito da Churchill che se ne va al parco con Confalonieri. Sorrentino potrebbe dedicarsi a raccontare l’epopea di Grillo come una vendetta alla “Kill Bill”. Un comico cacciato dalla Rai se ne va in esilio e lì mette a punto un piano malvagio per tornare e affossare il Paese che gli ha tolto la televisione nei suoi anni migliori, vincendo regolari elezioni. Un po' di ricci in testa a Servillo, ed è fatta.
Effetto nostalgia