Che delusione il film su Berlusconi dove quasi non c'è traccia di Berlusconi
Al bestiario di Paolo Sorrentino si aggiunge anche la pecora
I critici passeranno ore a sviscerare la pecora (sarda, candida e batuffolosa stramazza sul pavimento della villa, colpa dell’aria condizionata polare). I cinefili organizzeranno dibattiti per discutere della pantegana (romana, fa uscire di strada un carro della monnezza che si schianta con le colonne a far da quinta). I posteri cercheranno di capire se c’era davvero bisogno di interrogarsi sul verso del rinoceronte che attraversa il ponte a gran velocità (sarà un barrito? presto, uno zoologo). Non bastavano i fenicotteri e la giraffa di “La grande bellezza”: il bestiario di Paolo Sorrentino si arricchisce per la gioia dei suoi adoratori.
Sì, ma Silvio Berlusconi? Non doveva essere un film su di lui? (due film di due ore, per essere precisi: “Loro 1” è dal 24 aprile in sala; “Loro 2” uscirà il 10 maggio). Aspettiamo qualcuno che gli somigli, ma per un’ora non se ne vede traccia. In scena c’è Riccardo Scamarcio, il fornitore di fanciulle che fanno la spaccata per mostrare la mercanzia. E Fabrizio Bentivoglio: l’onorevole che si finge amico, vuole fare le scarpe al presidente, mentre gioca a fare Machiavelli compone poesie da asilo. Intorno un trionfo di culi e tette, strisce di cocaina, questuanti che scambiano ragazze con favori negli appalti, mamme che scaldano i sofficini ai pupi, poi escono per farsi strada nella vita.
Intanto lo spettatore si chiede: non era meglio tagliare un po’ di carnazza e arrivare al dunque? (non si pretende una trama, è roba d’autore; ma era stato venduto anche all’estero come un film su Berlusconi). Sarà per questo che il Festival di Cannes – almeno di un ripensamento, come è stato per Lars von Trier e il suo “The House That Jack Built” – non ha voluto il film? (Paolo Sorrentino era nel numero dei soliti noti con posto in concorso assicurato). Il “Lui” di cui tutti parlano e a cui tutti anelano – senza fare né nomi né cognomi, ma sappiamo avrà la faccia di Toni Servillo – appare per la prima volta come tatuaggio sul fondoschiena di una ragazza (qui più che l’arte cinematografica la faccenda potrebbe riguardare gli avvocati).
Prima di vedere il film, abbiamo immaginato Silvio Berlusconi che da un riquadretto in un angolo sullo schermo elencasse contando con le dita – come nella controscena a Matteo Salvini – gli errori e le gag che si potevano scrivere meglio (bastava copiare l’originale, e scegliere un attore più convincente con l’accento milanese). Abbiamo immaginato anche un discorso fuori dai denti, del tipo “i grillini nella mia ditta pulirebbero i cessi”, all’indirizzo del regista che neanche più rifinisce le inquadrature come usava fare. Anche esteticamente, “Loro” è piuttosto misero, il trasferimento sui prati all’inglese delle ville in Sardegna non giova. Meglio la piscina con le pasticche colorate: ora il regista saccheggiato da Sorrentino è Martin Scorsese, non più Federico Fellini. Visto il film, è inutile che Berlusconi si scomodi a commentare.
Toni Servillo entra in scena velato e vestito da danzatrice del ventre. Ha deciso di fare una sorpresa alla consorte (l’attrice Elena Sofia Ricci): sono piuttosto in freddo. Per questo lei sta aggrappata al recinto del trampolino elastico, mentre un’altra pecorella – in qualità di agnello sacrificale – si aggira poco lontano. A nulla serve il gioiello da un etto in regalo, lei è nella fase “basta un fiore ma sincero, e la nostra canzone che suona” (suonerà, dopo una romantica gita sulla moto d’acqua). Le battute “made in Silvio” servono a risollevare un po’ l’esercizio – prima ci siamo sorbiti un discorsetto sui padri onesti ma poveri, e sui figli arrivisti che non potranno guardarsi allo specchio con dignità. Gratta la patinata superficie di “La grande bellezza” – film da esportazione premiato con l’Oscar – e sotto spuntano gli insegnamenti delle vecchie zie.
Politicamente corretto e panettone