A Venezia 75 vincono i migliori (anche se griffati Netflix). I premi della Mostra del cinema
Leone d’oro vinto da “Roma” di Alfonso Cuarón. Miglior attrice Olivia Colman, miglior attore Willem Dafoe. Ecco tutti i vincitori
Venezia. Miracolo. I migliori hanno vinto. E pure Netflix, piattaforma streaming che tre mesi fa al festival di Cannes fu cacciata dal concorso per la Palma d’oro. A Venezia ha avuto la sua rivincita con il Leone d’oro vinto da “Roma” di Alfonso Cuarón (non c’entra con Federico Fellini, né con la città eterna: è il quartiere di Città del Messico dove il regista è cresciuto). Per consenso generale - i contrari non si sono fatti riconoscere - il più bel film in gara.
I migliori hanno vinto, come era successo l’anno scorso con “La forma dell’acqua” di Guillermo Del Toro. Tornato quest’anno come presidente della giuria, ha scelto film che non disprezzano il pubblico: lo seducono, lo intrattengono, lo coccolano, lo divertono, ripagano del biglietto o dell’abbonamento a Netflix (da domani, le proteste di esercenti e distributori: a Cannes furono preventive, Thierry Frémaux fece marcia indietro, oltre a “Roma” rinunciò a “22 July" di Paul Greengrass).
Gran Premio della Giuria a “The Favourite” del greco Yorgos Lanthimos, che ha magnificamente messo in scena - ma questa volta non scritto, si nota la differenza - una guerra tra dame alla corte della Regina Anna, inizio ‘700. Coppa Volpi all’attrice Olivia Colman, che fa la regina; l’avrebbero meritata anche la favorita Rachel Weisz e la serva-padrona Emma Stone. Meno entusiasmante la Coppa Volpi per l’attore: l’ha portata via Willem Dafoe, con la benda sull’orecchio perché nel film di Julian Schnabel è Van Gogh (può essere che i tormenti dei cattivi pittori siano identici ai tormenti dei pittori geniali: ma allora bisogna trovare un altro modo per raccontarli, e Schnabel c’era riuscito con “Basquiat”).
Premio per la regia al francese Jacques Audiard per il western “The Sister Brothers”. L’altro western in gara, “The Ballad of Buster Scruggs” diretto dai fratelli Coen, esce sempre dalla cornucopia Netflix ed è stato premiato per la sceneggiatura (non la sua cosa migliore, a dire il vero, doveva essere una miniserie ed è diventato un film).
L’unica regista in gara (tra le polemiche sulle quote) ha avuto un premio inventato per l’occasione - come se gareggiasse in una categoria tutta sua, o scontasse l’handicap che pareggia le forze dei giocatori sui campi di golf. Recitava in “The Nightingale” della premiata speciale Jennifer Kent anche il vincitore del premio Mastroianni per l’attore emergente: Baykali Ganambarr, nella parte dell’aborigeno. Nel film c’erano lui e una ragazza coraggiosa: devono aver scelto lui perché i nativi australiani sono più oppressi delle femmine bianche.
Politicamente corretto e panettone