Tutti in piedi

di Franck Dubosc, con Franck Dubosc, Alexandra Lamy, Elsa Zylberstein, Gérard Darmon

Mariarosa Mancuso

Seconda commedia francese, in poche settimane, con l’handicap. “Un figlio all’improvviso” (di Vincent Lobelle e Sébastien Thiéry) raccontava un giovanotto che faticava ad articolare le parole, piombato senza preavviso da due maturi coniugi annunciando: “Sono vostro figlio”. “Tutti in piedi” racconta uno sciupafemmine che si finge paralizzato per sedurre una fanciulla: tra i due è il film da evitare, fa ridere pochissimo e quasi subito lascia il posto alla melassa e al sentimentalismo. Unico dettaglio consolante: i registi francesi ancora tentano film scorretti. Il protagonista si rivolge a tutte le belle ragazze che incontra con frasi, apprezzamenti e corteggiamenti fantasiosi che secondo il #MeToo dovrebbero portare dritti in galera. Al massimo meritano di esser portati davanti al tribunale della comicità, per quanto poco fanno divertire lo spettatore. Un’agguerrita partita di tennis in sedia a rotelle cambia le idee nella testa del cinico giovanotto che viaggia in Porsche con la carrozzella ripiegata. Quando arriva nella casa di campagna, scopre che la ragazza dei suoi sogni intende destinarlo alla sorella, che davvero ha perso l’uso delle gambe.

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