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L'imperdibile classifica dei migliori 50 insulti del cinema
L'ha fatta l'Independent e include film di tutti i generi, da Bridget Jones a Good Morning Vietnam
Avevamo fatto voto di non nominare qui un’altra volta Netflix. Ma come si fa a trattenersi, quando il 7 dicembre arriva – per la prima volta in streaming e non al cinama – “Natale a 5 stelle”, il cinepanettone politico targato Vanzina e diretto da Marco Risi (avevamo anche fatto voto di non scrivere più cinepanettone, ma le parole servono per intendersi, e così ci siamo capiti). E come si fa a trattenersi, quando il 14 dicembre arriva “Roma” di Alfonso Cuarón, Leone d’oro alla Mostra di Venezia? Stanno agli estremi opposti della scala cinefila – dove però può capitare che il basso, con tripla capriola, si posizioni sopra l’alto. Entrambi i film hanno avuto i loro inciampi produttivi risolti dalla piattaforma streaming: uno perché non parlato in inglese, l’altro perché adatta una commedia britannica di Ray Cooner all’attualità politica italiana.
Calcoleremo dopo averlo visto il livello della satira, impresa faticosa quando ministri, onorevoli, classe dirigente e pure l’opposizione tendono alla macchietta. E quando gli insulti sono moneta corrente. Roba terra terra, senza troppa fantasia, da scuola media (del resto il format nuovo sulla Rai si chiama “Alla lavagna”, ragazzini imbeccatissimi che fanno da spalla al politico di turno, s’intende dopo che i genitori hanno firmato la liberatoria, sennò dovrebbero pixelare i volti). Così, quando “The Independent” promette “I migliori 50 insulti del cinema” si spera in qualche guizzo.
Son film di tutti i generi, anche una commedia rosa come “Bridget Jones” sfodera la sua: “Piuttosto che lavorare con te andrei a pulire il culo di Saddam Hussein” (era il 2001, il dittatore iracheno era vivo, con la comicità non si può stare tranquilli un momento). Vale anche per “Good Morning Vietnam” con Robin Williams: “Ti serve un pompino più che a chiunque altro uomo bianco sulla terra” (questa tra un po’ finisce che la censureranno sui social network). Si va più tranquilli con il baseball di “Bull Durham - Un gioco a tre mani”: “Non riusciresti a colpire l’acqua neanche da una barca”. O, purché non se ne approprino le #MeToo, con Carey Mulligan in “A proposito di Davis”: a Oscar Isaac che l’ha messa incinta urla: “Ti devi mettere un preservativo sopra l’altro, e poi lo avvolgi nella pellicola trasparente per sicurezza”. Ricchi e elaborati anche gli insulti in Whiplash” di Damien Chazelle, per convincere il giovane batterista a farsi sanguinare le dita.
Di grande attualità la serie sugli idioti. “Sei troppo scemo anche per essere insultato” dicono in “Una notte da leoni”. “Chiamarti stupido sarebbe insultare gli stupidi”, ribadiscono in “Un pesce di nome Wanda”. Resta sempre valido il grande classico di Groucho Marx, più che un insulto una grande lezione di vita: “Quest’uomo sembra un idiota e parla come un idiota. Ma non fatevi ingannare, è davvero un idiota”.
Politicamente corretto e panettone