Con “Amici come prima” Boldi e De Sica hanno ucciso il Cinepanettone. Ed era ora
Il film che segna il ritorno della coppia d'oro del cinema natalizio è un netto distacco da quello che hanno fatto per oltre vent'anni. È iniziata l'ora del revival
Era da diverso tempo che non stava bene, che si era infiacchito, imbolsito, claudicante. Resisteva per abitudine, più che per necessità. Resisteva perché nessuno aveva avuto il coraggio di salutarlo, impacchettarlo, metterlo via per sempre. Serviva un colpo a effetto. C'hanno pensato Christian De Sica e Massimo Boldi a fare quello che andava fatto, staccare la spina al Cinepanettone.
Proprio loro due che lo avevano visto nascere e lo avevano fatto diventare un appuntamento fisso; proprio loro due che l'avevano innovato e serializzato, trasformato e canonizzato, per poi addirittura moltiplicarlo tredici anni fa. Si erano lasciati, si erano messi in proprio per accaparrarsi, l'uno o l'altro, il titolo di più cinepanettonaro. All'inizio il gioco aveva retto, poi sempre meno.
Natale a Miami segnò la fine del loro essere coppia, Amici come prima ha segnato il loro ritrovo più che il loro nuovo inizio. Boldi e De Sica si sono incontrati e abbracciati da capo, hanno girato una cosa che a loro andava di girare, lo hanno fatto a loro modo, hanno chiarito che un'epoca si è chiusa definitivamente e un'altra, forse, si sta aprendo.
È rimasta una musichetta dance, una telecamera a inquadrare la strada, che poi si allarga a una limousine. Sembra tutto in tema, si trasformerà in un abbaglio.
Perché Amici come prima è un film semi-comico, una storia alla De Sica più che alla Boldi-De Sica, con qualche parolaccia, qualche espressione colorita e un distacco profondo rispetto a quello che è stato. Degli stilemi classici del Cinepanettone non c'è traccia. Non c'è il Natale, non ci sono le vacanze, non ci sono belle donne in abiti succinti, non ci sono tradimenti, situazioni goderecce. Rimane una storia che gira attorno ai soldi, al bengodi, ma questa assume una dimensione sì comica, ma disperata. C'è un Christian De Sica che assomiglia, fisicamente, sempre più al padre Vittorio, con dei baffetti che sono dono (e vezzo) paterno e un interpretazione che prende il via da Bellifreschi, la commedia del 1987 con Lino Banfi e diretta da Enrico Oldoini, con l'attore che si traveste da donna e fa capire che al di là delle scelte cinematografiche fatte, è sempre stato un buon attore, capace di fare molto più di quello che ha sempre fatto.
"Inizialmente con Fausto Brizzi avevamo scritto un soggetto in cui si parlava di un uomo che si travestiva da donna, ma era una storia drammatica. I produttori ci hanno suggerito di pensare piuttosto a una commedia", ha detto a quotidiano.net De Sica, che ha diretto la pellicola. E infatti in Amici come prima si sorride, non si ride. E' un film decisamente più completo, meglio girato, che supera il solito gioco dei malintesi e delle situazioni preconfezionate dei film di Natale. Non è un capolavoro, non è un film imperdibile, ma è un film onesto, fatto più per proprio divertimento che per divertire il pubblico. Fatto soprattutto perché andava fatto. Perché era compito loro mandare in soffitta quello che è stato, era compito loro far nascere qualcosa di altro.
Boldi e De Sica hanno aperto una nuova via, quella del film revival. E' una commedia un po' all'italiana, appena demenziale, molto loro. E' un'operazione nostalgia di quelle che piacciono molto in questi anni, di quelle che piacciono soprattutto a chi l'epoca del trash cinematografico l'ha vista in dvd e non al cinema, nemmeno d'essai. E infatti il giorno della prima proiezione pubblica a raggiungere le sale sono stati soprattutto i ragazzi. Adolescenti e post adolescenti che si sono affezionati al genere per osmosi, gli stessi che riempiono i locali dove si suona Gigi D'Agostino e similari, dove si ripropongono gli anni Ottanta e gli anni Novanta, che al cinema di serie B, C, e pure D si sono avvicinati per caso e per reazione a quanto stava avvenendo nella cinematografia, atrofizzata in una ricerca del bello, dell'elegante, del fatto bene. Negli ultimi anni sia le serie sia i film, anche comici, hanno cercato di togliersi il mantello del brutto, hanno cercato di imbellettarsi, raffinarsi. Boldi e De Sica hanno cercato di parlare a chi questa trasformazione non la capisce appieno, a chi prova ancora una fascinazione per il non raffinato.