Lo chiamano spin-off di Trasformer ma è un remake di E.T.
Ormai gli anni Ottanta spopolano in tv e al cinema. Anche Bumblebee di Travis Knight, per immaginario e colonna sonora, punta a sembrare un film girato in quell'epoca
Bumblebee, lo spin-off di Transformers, è uscito nelle sale italiane dal 20 dicembre. Ormai è più che palese che le operazioni nostalgia – e in particolare l'iconografia anni Ottanta – in tv e al cinema ingranano alla perfezione, raccogliendo applausi (e incassi) da quella generazione di giovani adulti che amano rivedere i simboli della propria infanzia in una nuova veste. Anche il film diretto da Travis Knight punta a sembrare, uso della computer-grafica a parte, un film girato e prodotto in quegli anni: lo spirito naïf, ingenuo e romantico, l’approccio, le battute e una colonna sonora ben equilibrata tra hit immancabili (gli Smiths, i Duran Duran, i Tears for Fears) e brani scelti con cura per raccontare l'incontro, ambientato nel 1987, tra la diciottenne Charlie (Hailee Steinfeld) e il “maggiolino” robot. Proprio lui, Bumblebee, arriva sulla Terra da un pianeta lontano, è braccato dall’esercito e stringe amicizia con un adolescente: una trama che rievoca quella dell’extra-terrestre più famoso del cinema: E.T. Tra i produttori esecutivi di Bumblebee c'è infatti anche Steven Spielberg. E il suo nome campeggia anche sul poster dei Predatori dell’arca perduta, ben visibile nella cameretta di uno dei protagonisti.