Emma Thompson si unisce al delirio moralista del #MeToo
L'attrice ha mollato il film a cui stava lavorando dopo l'assunzione di John Lasseter, accusato di alcuni "abbracci inappropriati" (nessuna denuncia in tribunale). Un bel processo alle intenzioni
“Emma Thompson entra nella storia del #MeToo”, applaudono le femministe. Per un’attrice di un certo talento, dopo una serie di ruoli molto premiati e una molto lodata sceneggiatura da Jane Austen (“Senso e sensibilità”, diretto da Ang Lee) essere ricordata per la campagna antimolestie non è proprio un successo. Ma la lettera con cui prende le distanze dalla Skydance e da John Lasseter va letta da cima a fondo. Per capire, con orrore e raccapriccio, qual è il livello delle storture consentite in materia.
Emma Thompson stava lavorando al doppiaggio di “Luck” diretto da Alessandro Carloni, un film d’animazione prodotto da Skydance, quando lo studio ha assunto John Lasseter che dopo sei mesi da appestato aveva lasciato la direzione creativa della Disney e della Pixar. Lo avevano mandato dallo psicologo, gli avevano scritto sul contratto di tenere le mani a posto, e che i risarcimenti per eventuali ricadute sarebbero stati a suo carico. Già abbastanza umiliante, per uno a cui dobbiamo “Toy Story”, “Wall-E”, “Inside Out”, “Ratatouille” e perfino “Frozen”. E tutto questo per il tremendo delitto etichettato “abbracci inappropriati” (e nessuna denuncia in tribunale).
A Emma Thompson non è bastato. Ha mollato il film al grido di “faccio solo le cose in cui credo”. Già indice di pericolosità, perché dal credere in proprio al voler che gli altri credano il passo è breve, come sapeva il poeta Yeats (neanche un cinico qualunque): “I migliori non hanno convinzioni, mentre i peggiori traboccano di intense passioni”. Ha aggiunto che lei si sentirebbe malissimo, a lavorare con uno che “non la molesta solo perché si è impegnato per iscritto a comportarsi bene”.
Bel processo alle intenzioni – ripetiamo, in assenza di denunce e di processo – che poi viene per un attimo sfiorato dal dubbio: e allora come la mettiamo con la seconda possibilità (all’americana) o con l’espiazione & il pentimento (all’europea)? L’attrice si fa la domanda e si dà la risposta: “allora non dovreste dargli tanti soldi, li dovreste dare invece agli impiegati e alle impiegate della Skydance Animation” – come lo vogliamo chiamare? Risarcimento preventivo?
Attendiamo il momento in cui un critico si metterà a riguardare i film della Pixar, tirando fuori tutti gli “abbracci inappropriati”: non vi pare che il rugginoso robottino Wall-E faccia una corte un po’ troppo pressante alla bianca robottina Eve? Le avrà chiesto il permesso prima di baciarla sulla panchina? Lo aveva fatto il critico del New Yorker Richard Brody con i film di Woody Allen, trovando prove di misfatti dappertutto. Il regista, secondo lui, sarebbe dovuto già andare in galera per il personaggio di Mariel Hemingway in “Manhattan”. Quando otterrà i 68 milioni che vuole da Amazon sarà festa grandissima.
Politicamente corretto e panettone