Ma cosa ci dice il cervello
La recensione del film di Riccardo Milani, con Paola Cortellesi, Paola Minaccioni, Lucia Mascino
La triste e dolorosa storia (hai voglia a dire: impara dalle esperienze altrui) di chi azzecca una commedia riuscita e applaudita. Al secondo film, decide di educare le masse. E’ la distanza tra “Come un gatto in tangenziale” e “Ma cosa ci dice il cervello”, entrambi diretti da Riccardo Milani, con Paola Cortellesi. Là faceva la coatta, con il radical chic Antonio Albanese, e a parte un momento Pubblicità Progresso (“chiedi i contributi europei”) i personaggi erano azzeccati e la satira funzionava. Qui fa l’impiegata al ministero, compila buste paga. Così opaca che nessuno ricorda la sua faccia. Lo sbadiglio sta per scattare, quando scopriamo che lavora come agente alla Sicurezza Nazionale, sita nei sotterranei del ministero e governata da Remo Girone. Scende dall’elicottero in mezzo al deserto, si leva gli stivali rivelando i tacchi che sulle dune sono comodissimi, e in tailleur sbarca all’hotel Riad di Marrakesh. Lì il sospettato numero uno scambia la-provetta-che-distruggerà-il-mondo con un tipo dall’aria non sveglissima. Torna a Roma solo un po’ in ritardo, per andare a riprendere la figlia a scuola (intanto noi l’abbiamo vista rubare nel suk i carrellini dell’ortofrutta, usare le noci di cocco come arma contundente, fermare un jet mettendosi di traverso sulla pista con il trenino dei bagagli). Siccome nessuno è esente da compagni di scuola che si fanno vivi dopo anni, a una cena scopre che i suoi amici del liceo sono vessati dalla maleducazione italica. Notare il dettaglio: i maleducati sono sempre e solo gli altri, le persone che noi frequentiamo sono irreprensibili. Una dottoressa viene malmenata dalla mamma di una piccola paziente, l’insegnante viene preso a calci negli stinchi, cose così. Quindi l’agente segreta decide di raddrizzare i torti. Sembra di sentire la riunione di sceneggiatura: “i veri supereroi operano nel quotidiano, questa è l’idea”. Con grandi risultati. La mamma agente passa più tempo con la figlia, insieme fanno le polpette. Il bullo della scuola – picchiava il prof Stefano Fresi, che nella parte del grassone simpatico ha sostituito Giuseppe Battiston – viene ammansito dal suono del pianoforte.
Effetto nostalgia