Siamo pronti per un Generatore automatico di Pontefici nelle serie di Sorrentino
Al festival di Telluride risate e lacrime per la prima mondiale di “The Two Popes”. Al Lido abbiamo visto “The New Pope”. Fernando Meirelles prende i suoi Papi dalla vita. Il regista della “Grande bellezza” li inventa a piacer suo
Risate e lacrime al festival di Telluride, per la prima mondiale di “The Two Popes”. Non sembrano gli stessi papi che abbiamo visto alla Mostra di Venezia. Infatti non lo sono. “I due Papi” stanno nel film del messicano Fernando Meirelles, con Anthony Hopkins nella parte di Benedetto XVI e Jonathan Pryce nella parte di Papa Francesco (il film sarà su Netflix a dicembre). Al Lido abbiamo visto “The New Pope”, seconda stagione della serie diretta da Paolo Sorrentino e avviata da “The Young Pope” (coproduzione HBO, Canal+, e Sky Atlantic che la manderà in onda).
Un affollamento senza precedenti, per questo al Lido è stato invitato solo Sorrentino. Fernando Meirelles prende i suoi Papi dalla vita (con una spigliata sceneggiatura, indovinate chi dei due dice: “Se volessi suicidarmi basterebbe salire in cima al mio ego, e buttarmi giù”). Il regista della “Grande bellezza” li inventa a piacer suo. Già avevamo Jude Law, il giovane papa americano e fumatore, in mutande bianche già nel trailer: marchio di fabbrica e fisico scolpito non si cambiano. Lo sceneggiatore (che al cinema è il Dio che atterra e suscita) gli manda un ictus con conseguente coma profondo. Dal conclave esce un Papa che apre ai poveri e dà via le ricchezze, prima di portarsi una mano al petto e andare in Paradiso. Ora ne devono fare un altro, in fretta e senza sbagliare. La ricerca conduce in Inghilterra, da John Malkovich che si dipinge gli occhi con il kajal, si accomoda sui divani con pose da diva del muto, e vive in una tenuta grande dieci volte il Vaticano.
Ci eravamo divertiti con un “Generatore automatico di film di Sorrentino”, e con Maurizio Crozza che in uno sketch attribuisce al regista la visione “John Malkovich nudo nel frigobar, stacco”. Siamo pronti per un “Generatore automatico di Pontefici nelle serie di Sorrentino”. Va aggiunto - per non lasciare impunito nessuno svolazzo artistico - che in “Joker” di Todd Philips, Joaquin Phoenix svuota il frigorifero della topaia-casa-sua e ci si accomoda, se non ricordiamo male pure in mutande. Grigiastre, come si addice a un comico che non fa ridere nessuno. E il manuale dello sceneggiatore insegna che le ambizioni frustrate sono la via maestra verso la psicopatia.