Caccia al pennarello indelebile
La pericolosità di questo oggetto ci sfuggiva, finché abbiamo scoperto che il Venice Climate Camp ha scelto il Lido per la sua marcia ambientalista. Peccato non ci sia Leonardo DiCaprio, il divo più verde di tutti
Caccia al pennarello indelebile. E’ la novità degli ultimi giorni, ai varchi dove le forze dell’ordine controllano le borse con il metal detector (succede anche a Cannes). La pericolosità del pennarello indelebile ci sfuggiva, finché abbiamo scoperto che il Venice Climate Camp ha scelto il Lido per la sua marcia ambientalista. Gli striscioni contro il “capitalismo estrattivo” li dovranno portare già scritti. Peccato non ci sia Leonardo DiCaprio, il divo più verde di tutti (sorvolando sull’aereo privato).
Sfileranno stasera i registi e gli attori premiati, sperando che la presidente Lucrecia Martel - non una gran scelta, a prescindere dalla sua antipatia per Roman Polanski - spenda una parola per i meritevoli, e non per le estreme frontiere della cinematografia presenti in concorso. “The Painted Bird”, per esempio, diretto dal ceco Václav Marhoul: un catalogo di sevizie ai danni di un ragazzino ebreo polacco, durante la seconda guerra mondiale, che ha già vinto la targa Cinema for Unicef. Alla proiezione stampa c’è stato il fuggi fuggi - e noi siamo pagati per stare lì. Ai protettori dell’infanzia sembra “un quadro spietato, dove il colore dell’innocenza è soffocato dalla più cruda brutalità umana”. Vietato lamentarsi se poi la gente non va al cinema, e quando ci va guarda con sospetto i Leoni e le Palme.
“J’accuse” di Roman Polanski merita il Leone d’oro, come “Il pianista” aveva meritato la Palma d’oro a Cannes nel 2002. La femminista presidente di giuria gli preferirà certamente “Babyteeth” di Shannon Murphy, opera prima di regista australiana con una ragazzina - malata di cancro - per protagonista. Strepitosa la giovane attrice Elisa Scanlen, che era a fianco di Amy Adams nella serie HBO “Sharp Objects” e prossimamente sarà in “Piccole donne” diretta da Greta Gerwig. Rara novità che ha superato lo sbarramento dei soliti noti, guadagnandosi un posto in concorso. A questo dovrebbero servire i festival, non a riproporre gli stracotti Robert Guédiguian o Atom Egoyan. O Ciro Guerra che ha chiuso in bruttezza il concorso con “Waiting for the Barbarians”, tanto noioso che non pare aver niente a che fare con il romanzo di J. M. Coetzee (in scena c’è un attore molto somigliante a Johnny Depp, altra coincidenza perché è scarsissimo).
Sistemata la quota rosa, la Coppa Volpi per il miglior attore potrebbe andare a Joaquin Phoenix per “Joker” di Todd Phillips. O a Jean Dujardin per dare un contentino a Polanski (la produzione del film è pronta a dissotterrare l’ascia di guerra). Oppure alla coppia Antonio Banderas - Gary Oldman che in “The Laundromat” di Steven Soderbergh spiegano i “Panama Papers” facendosi capire. L’anno scorso “Roma” ha cominciato al Lido la sua trionfale carriera, mettendo d’accordo critica e pubblico. Sarebbe un peccato se la presidentessa argentina seminasse zizzania tra loro.
Effetto nostalgia