Cosa dobbiamo aspettarci dalla prossima Festa di Roma
Nella capitale attesi ospiti e film di alto livello. Una breve guida al festival giunto alla quattordicesima edizione
La guerra è dichiarata. Pacatamente e con convinzione, ieri mattina all’Auditorium, in apertura di conferenza stampa per la presentazione della prossima Festa di Roma (dal 17 al 27 ottobre prossimo). “Gli ultimi Oscar sono andati a ‘Moonlight’ e a ‘Green Book’”, fa notare il direttore artistico Antonio Monda prima di annunciare novità e ghiottonerie dell’edizione numero 14 (da evitare, per favore, le battute sull’adolescenza, stamattina ne sono già fioccate più del necessario).
Oltre ai film, arrivano gli ormai tradizionali Incontri Ravvicinati con attori e registi che “non hanno niente da vendere”. E anzi perfino ripassano la storia del cinema, per l’occasione. Quest’anno sfileranno Ron Howard e Ethan Coen (con tema segreto, pare di grande spasso). Bill Murray riceverà il premio alla carriera da Wes Anderson, un altro premio andrà a Viola Davis (le pari opportunità sono rispettate anche se la carriera è assai più breve). Olivier Assayas racconterà il cinema della Nouvelle Vague. Per l’ormai tradizionale sconfinamento nella letteratura, Brett Easton Ellis racconterà il cinema degli anni Settanta (si spera con lo stesso piglio sulfureo esibito nell’ultimo libro, “Bianco”).
Sempre sul versante “cinema parlato”, la sezione “Fedeltà/Tradimenti” ospita 15 scrittori che parleranno di altrettanti adattamenti cinematografici. “Duel” invece raccoglierà le scaramucce (e anche qualcosa di più, suvvia) adorate dagli amanti del cinema: Matteo Garrone contro Paolo Sorrentino, “C’era una volta in America” contro “Il buono il brutto e il cattivo”, Jean-Luc Godard contro François Truffaut.
Per il “cinema guardato” ci sarà l’attesissimo (ma non basta a rendere l’idea, è in lavorazione da anni e svariati festival lo hanno corteggiato) “The Irishman” di Martin Scorsese, con un cast che riassume la storia dei gangster movie. Altrettanto atteso, ma da un po’ meno tempo, “Downton Abbey” di Michael Engler: nella tenuta dei Crawley arrivano Giorgio V e consorte, la servitù è in subbuglio, la contessa madre Maggie Smith provvede alle battute acide.
In apertura, “Motherless Brooklyn - I segreti di una città”, diretto e recitato da Edward Norton – all’origine, il romanzo di Jonathan Lethem (“Brooklyn senza madre”, nei tascabili Bompiani). Il protagonista è un detective con la sindrome di Tourette, condizione neurologica di tic e parole in libertà che un po’ inquieta: non dal punto di vista medico, per l’accoppiata regista/attore. Ci saranno 19 registe e tante storie di donne, le opportunità a Roma sono più che pari (altra frecciata alla Mostra di Venezia). Ci sarà “Judy” di Rupert Goold, con Renée Zellweger nella parte dell’infelice Judy Garland. E “Le ragazze di Wall Street”, diretto da Lorene Scafaria. Non badate al titolo pudibondo, sono spogliarelliste che truffano i clienti ricchi e spietati.
Effetto nostalgia