Netflix sbarca in Italia. Perché ha scelto Roma per la sua sede italiana
La piattaforma di streaming è innamorata della storia della capitale, di quello che ha rappresentato, e in un fuggi-fuggi generale essere tra i pochi ad andarci potrebbe riservare più di qualche sorpresa
Dopo le indiscrezioni degli scorsi mesi, con Reed Hastings che ammette candidamente che sì, Netflix sta cercando degli uffici in Italia, oggi è arrivata la conferma: a Roma, nel giro di un anno, aprirà una nuova sede della piattaforma streaming. Ancora non si sa in quale zona, né si sa quanto grande sarà questa sede.
Apparentemente non sembra una notizia così importante. Ma in realtà lo è. Prima di tutto perché Netflix, rispetto ad altri colossi dell’intrattenimento, come Sky o Disney, ha scelto la capitale e non Milano. E poi perché, forse, questo è solo un primo passo: mettiamo radici, conosciamo i nostri vicini, siamo più presenti per i creatori, i giornali, i vari talenti. Poi, quando tutto sarà pronto, ci allargheremo.
A Roma c’è Cinecittà, e Netflix, in questi ultimi due anni, non ha aperto solo sedi organizzative in giro per il mondo, ma anche degli studi in cui girare, produrre e dare vita alle sue storie. Roma, rispetto a Milano, ha questo vantaggio: ha già giocato, in una precedente vita, il ruolo di centro cinematografico, e ha già più di una generazione pronta e preparata per mettersi al lavoro. E poi, dicono da Amsterdam, Netflix è innamorata della storia della capitale, di quello che ha rappresentato, e in un fuggi-fuggi generale essere la sola (o comunque: essere una dei pochi) ad andarci, a ritagliarsi il suo spazio, potrebbe riservare più di qualche sorpresa. Un po’ come la scelta di Apple di aprire la sua Accademia a Napoli. Le due cose sono diverse, vero, ma potrebbero avere impatti abbastanza simili, e riattivare – meglio: sollecitare – muscoli sopiti del tessuto cittadino. E poi, come sottolineava Dagospia, questa potrebbe essere anche una possibilità, per la piattaforma, di entrare ufficialmente a far parte della nostra industria, come parte attiva, come protagonista (pagando anche tasse, se ci sono da pagare), e non solo come appaltatrice. L’intenzione di investire c’è tutta, e lo sappiamo. In questo triennio, sono previsti circa 200 milioni di euro di finanziamenti. Nei prossimi mesi, a cominciare dal 31 gennaio, verranno distribuite quattro nuove serie tv italiane: “Luna Nera”, “Curon”, “Summertime” e “Zero”. In lavorazione ci sono anche “Fedeltà”, dal romanzo di Missiroli, e le ultime stagioni di “Suburra” e di “Baby”. Senza contare i sette film che Netflix produrrà insieme a Mediaset.
Negli ultimi anni la piattaforma ha dato lavoro a circa 50mila persone – tra cast, artistico e tecnico, e operatori del settore – in Europa. Che non sono poche, anzi. Secondo Ursula Corbero e Esther Acebo, che interpretano rispettivamente Tokyo e Stoccolma ne “La casa di carta”, la presenza di Netflix in Spagna non ha solo dato nuova energia all’industria dell’audiovisivo, ma ha anche dato nuove prospettive e possibilità a tantissimi attori e creativi. “Prima non lavoravamo”, hanno detto le due attrici. “Ora sì, ed è una cosa fondamentale”.
Sicuramente Netflix dovrà trovare un suo equilibrio, rafforzare alcuni dipartimenti che vanno rafforzati prima di fare il grande passo (se, chiaramente, questo grande passo ci sarà). Intanto, le arterie principale di comunicazione e marketing sono già pronte, e da Amsterdam dovrebbero rientrare a Roma. È stata assunta anche Ilaria Castiglioni, ex-Indiana, per occuparsi delle produzioni italiane originali.
Altra cosa che non è ancora chiara, e finché questa sede non verrà aperta sarà difficile dirlo con certezza, è se Netflix sarà alla ricerca di altro personale. Con buone probabilità sì, ma in posizioni ridotte e circoscritte. Inoltre, sempre da Netflix potrebbero partire – com’è successo già altrove – degli aiuti per le factory più piccole e più giovani, magari acquisizioni e potenziamenti di realtà produttive. Vedremo.