Un film da 17 milioni e mezzo di dollari. Più 69 cent
Tanto è stato pagato da Neon e Hulu per “Palm Springs”, il film che al Sundance Film Festival (Park City, Utah, dal 23 gennaio a domani) ha spuntato la cifra più alta. I 69 centesimi sono un esorcismo
Un assegno di 17 milioni e mezzo di dollari, più 69 cent. Tanto è stato pagato – da Neon e Hulu, accoppiata vincente in questo inizio di anni Venti – per il film che al Sundance Film Festival (Park City, Utah, dal 23 gennaio a domani) ha spuntato la cifra più alta. I 69 centesimi sono una gag e un esorcismo. 17 milioni e mezzo di dollari erano stati sborsati per il film più pagato finora, “The Birth of a Nation” di Nate Parker.
Investimento disastroso, con il senno di poi. Rispuntarono vecchie accuse di stupro mosse al regista, il film che avrebbe dovuto vincere tutti i premi e battere tutti i record restò al palo. Vecchie storie a parte, era talmente brutto che non sarebbe andato lontano: più “Capanna dello Zio Tom” che “Black Panther”, per farsi un’idea. Va detto comunque che quando ci sono i neri di mezzo è difficile azzeccare le previsioni, abbiamo sempre davanti agli occhi il caso “Moonlight” di Barry Jenkins, che vinse un Oscar e lanciò la carriera di Mahershala Ali. E il caso “Green Book” di Peter Farrelly, e sempre Mahershala Ali nella parte di un pianista nero con la sciarpetta al collo. Negli Stati del sud si fa scortare dall’autista italo-americano.
17 milioni e mezzo di dollari, più 69 cent, sono stati pagati per “Palm Springs” di Max Barbakov. Da Neon, che lo distribuirà nelle sale, e da Hulu che lo metterà in streaming (altra ditta che ormai fa parte dell’universo Disney). Lo ha diretto Max Barbakow, è una commedia romantica riportata al gusto del tempo – un genere, in effetti, poco frequentato negli ultimi anni. Almeno, non da film per spettatori adulti. Nyles e Sarah si incontrano a un matrimonio, va sposa la sorella di lei e lui è stato trascinato dalla fidanzata (che gli piace ancor meno dello sposalizio). Per sfuggire alla marcia nuziale vanno a farsi un giro nel deserto, è lì che comincia l’impiccio.
“E’ un film bello da vedere in sala, tutti a ridere insieme appassionatamente”, commenta il critico dell’Atlantic, che può scegliere. Noi contiamo i titoli passati al Sundance o ad altri festival che mai abbiamo visto, perché nessuno li ha comprati e distribuiti, e contiamo sullo streaming. Per esempio, da Telluride arriva “Uncut Gems” dei fratelli Josh e Benny Safdie, gli stessi che avevano diretto “Good Time” con Robert Pattinson. Storia di una rapina andata a male, chi lo ha visto ricorderà un rapimento all’ospedale – il paziente è bendato, solo a casa il giovanotto che credeva di aver riportato a casa il fratello disabile si rende conto dell’errore.
Da un paio di giorni il bellissimo film sta su Netflix con il titolo “Diamanti grezzi”, e se volete farvi un piantino c’è anche Kobe Bryant nella parte di se stesso. Elaborato il lutto, il film racconta le tragicomiche avventure di Adam Sandler: ha un negozio di diamanti, ma preferisce il brivido delle scommesse.
Politicamente corretto e panettone