Streaming da Oscar
La musica sul web piace, ma se si parla di cinema i più delicati storcono il naso. Ora però si adegua pure l’Academy
Alfred Hitchcock – un signore inglese nato quando il Novecento non era ancora cominciato, morto giusto 40 anni fa – sosteneva che il cinema si sarebbe potuto sostituire, contando sui futuri progressi della scienza e della tecnica, con elettrodi attaccati alle tempie. I brividi, nel senso dello spavento o altre emozioni (i “brividi tra le scapole” che, secondo Vladimir Nabokov, erano procurati dai libri belli) si sarebbero trasmessi direttamente, senza bisogno dello schermo, della sala buia, della vasca di popcorn che certi cinemini newyorkesi proponevano – prima del disastro – “al burro biologico”.
Mai avrebbe immaginato – lui che aveva lavorato per la televisione quando lo schermo casalingo era il cimitero delle star di Hollywood – che noi siamo qui a discutere se la visione in streaming si possa chiamare cinema. O se non sia invece qualcosa che somiglia alla saccarina, al pane senza glutine, all’hamburger di tofu, o al caffè fatto con la cicoria (esiste e ancora lo vendono su internet): surrogati, pallide copie dell’inarrivabile originale.
Però la musica “dentro nei dischi” la sentivamo, giusto? (copyright Enzo Jannacci, “quelli che cantano dentro nei dischi perché ci hanno i figli da mantenere”). E adesso la scarichiamo da internet. In qualità che farebbe rizzare i capelli a un tecnico del suono, ma per rallegrare un pomeriggio va più che bene (anche quando la quarantena non era scattata, mentre un ricordo commosso va a chi discuteva di amplificatori e casse, abbiamo fatto in tempo a sentirne qualcuno). E allora perché il cinema no, ora che il coronavirus ha mostrato i suoi disdicevoli gusti cinematografici? Ama i cinema d’essai, in cartellone film d’autore e in sala rari spettatori. Odia i film di successo che provocano entusiasmo e assembramenti.
Gli Oscar ne hanno preso atto, cambiando il regolamento per le statuette da assegnare nel 2021 (speriamo senza mascherine né distanziamenti). Possono partecipare anche i film mai usciti nelle sale, a patto che abbiano una data d’uscita prima dell’emergenza, e che siano disponibili sul sito streaming dell’Academy (ognuno ha i suoi “congiunti”, mica solo noi). Più decisa l’iniziativa di Jane Rosenthal che con Robert De Niro aveva fondato nel 2001 il Tribeca Film Festival, annullato come altri per il coronavirus. Ha inventato il “We are One”, festival internazionale su YouTube. Durata dieci giorni, inizio il 29 maggio, partecipano una ventina di festival: oltre al Tribeca, Berlino, New York, San Sebastián, Londra, Locarno, Gerusalemme, Mumbai, Tokyo. Il programma non è stato ancora reso noto, e difficilmente ci saranno i blockbuster, per questioni di diritti e di incassi. Ma si sa che il meglio è nemico del bene.
Ci sarà anche Cannes, strenuo avversario dello streaming (con il minaccioso contributo dei distributori francesi). Per non perdere la faccia, non porterà film bensì “conversazioni”. Da casa, è sempre streaming libero. “La finestra sul cortile” di Hitchcock dà utili suggerimenti. Basta pane in casa e via la tuta, imparate da Grace Kelly.
Politicamente corretto e panettone